Passa ai contenuti principali

Fatevi del male


Ad un mese esatto dall’insediamento in quella Casa grazie a lui non più così Bianca, l’autarca guerrafondaio degli Stati Disuniti d’America ha già dichiarato guerra alla Gran Bretagna e alla Danimarca, per non parlar di Panama e degIi Stati Uniti del Messico.

Sul capo di un’imbelle e disarmata Unione Europea ha poi scaricato per interposto scherano una sgrammaticata sequela di provocatori insulti, aizzando nel contempo contro il vecchio Continente il resuscitato Mostro di Mosca, fino a quel momento snobbato e deriso per la rozza e manifesta impotenza.

Giuda Iscariota, posto accanto al nuovo impeperito Pannocchia, farebbe la sua porca figura. 

Entrambi hanno incassato i trenta denari, ma Giuda s’è scelto quanto meno come avversario un Dio, mica il presidente per sbaglio di uno Stato disarmato ventotto volte più piccolo della Russia. Un presidente che comunque, sdegnando la facile e appetitosa via della fuga verso i mari dei Tropici, ha eroicamente preferito restare per difendere in armi il popolo ucraino aggredito e tradito. 

È un ribaltamento a centottanta gradi dell’immagine (e dell’agire) che gli USA avevano saputo dare di sé nell’ultimo secolo: precipitata in un solo mese dai più nobili ideali di liberalismo e democrazia alle più indegne manifestazioni di volgarità e violenza, di abissale ignoranza e prepotente tracotanza. 

Da Superman a Joker nel breve volgere di trenta giorni. 

Potremmo scriverne ancora per cento e cento pagine, se solo puntassimo l’obiettivo dentro il cortile di casa USA: la sistematica distruzione delle istituzioni federali e statali, le rivolte in seno allo stesso partito repubblicano, le migliaia di oppositori in piazza a New York, in California, in Arizona, per quanto oscurati dalle reti e dalla stampa ormai sotto controllo. 

Ma sarebbe del tutto inutile. Sarebbe come soffermarsi a raccontare il primo tempo del film, quello che tutti abbiamo già avuto modo di vedere e (non) apprezzare, piuttosto che tentare di immaginare e indovinare il finale. Giusto per capire se è il caso di abbandonare da subito la sala e impiegare il proprio tempo in modi (e luoghi) più proficui. 

Non c’è da spendere troppa intelligenza – naturale, artificiale o residuale che sia – per comprendere i movimenti dell’unico neurone, stremato dalla solitudine, che spaesato si aggira nel limitato spazio della minuta scatola cranica che in qualche modo sorregge la dorata criniera.   

Quel che c’era da dire è già stato detto: se la Guerra Fredda è stata giocata in due (USA e URSS), quella Gelida si gioca in tre: c’è ancora la Russia ma c’è anche la Cina. E a vincere non sarà il migliore sul campo, ma il più veloce nell’improvvisare alleanze, così da poter godere del vantaggio – come vigliaccheria comanda – di scontrarsi in due contro uno. 

Obbediente a ciò, mentre a suon di minacce ha già prenotato il trono del Canada e quello della Groenlandia, il capocosca di Mar-a-Lago ha offerto su un piatto d’argento all’imputinente Cazzar di tutte le Russie la testa dell’eroico Zelensky – sanguinario emulo di quell’Erode che decapitò il Battista per compiacere Salomè – avendo l’ardire di definire «pace» un simile delitto. E per di più gloriarsene. 

Non andrà lontano, il mafioso dalla coppola bionda. Anche il motore più potente non è sufficiente per condurre l’auto a destinazione, senza una mappa o un navigatore che la instradino verso la meta. Anzi: maggiore è la potenza, maggiore sarà il danno quando (col massimo delle probabilità che ci sentiamo di augurare), l’incauto autista andrà inevitabilmente a schiantarsi. Non senza distruggere tutto quel che gli sta intorno: dai passeggeri che viaggian con lui fino ai troppi innocenti sorpresi per strada.

Divertitevi un po’ come volete. Qui, dall’alto della nostra nuvoletta, saremo lieti di goderci lo spettacolo. Non è la prima volta che gli asini giungono al potere. Così come gli squali o i maiali, e persino gli insetti, velenosi e no.  

Così, come ci si divertiva un tempo banchettando sugli spalti dei tanti colossei, al medesimo modo ci divertiremo quassù. 

Fatevi pure del male. 

Non è la prima volta, non sarà l’ultima. 

Commenti

Post popolari in questo blog

Elogio del «Non ancora!»

Se solo gli umani sapessero quanto tutto quel che più li preoccupa appaia più chiaro, visto da quassù!  C'è voluta qualche decina di migliaia di anni prima che i terrestri accettassero l'idea che la Terra fosse tonda (e molti ne restano ancora da convincere). A noi, da quassù, è sufficiente affacciare il naso  fuori  dalla nuvola per osservare il pianeta ruotare maestoso nel cielo.  Allo stesso modo ci stupiamo nel vedere i suoi abitanti consumare in sterili diatribe buona parte delle loro altrimenti fortunate esistenze.  Ed è buffo che spetti a noi, che vivi più non siamo, insegnare come vivere ai viventi!  Non meravigliatevi dunque se tra i nostri compiti vi è anche quello di elargire di tanto in tanto qualche angelico consiglio.  Il suggerimento di oggi è che gli umani aboliscano definitivamente l'uso del SÌ e del NO. Causa prima e perniciosissima di gran parte dei loro mali.  Dicono i Romani (queli de Roma, no' queli de Caligola): «Con un SÌ t...

La Quarta Europa

Mentre dalle frontiere ucraine i venti di guerra bussano prepotentemente alle porte, l’Unione Europea – o, per meglio dire, alcuni degli Stati membri, in particolare la Francia – avvertono l’urgenza di rafforzare la difesa europea, più che dimezzata dopo la Brexit e frantumata in 27 eserciti che non comunicano tra di loro. Uno solo dei quali (quello francese) dotato di armamenti moderni e basi all’estero, ed altri – come in Italia e in Germania – ancora limitati dai trattati di pace del 1947. A voler parlar sinceramente, una vera Difesa Europea non esiste. Esistono eserciti nazionali, mal coordinati ed in diversa misura armati. Forse capaci di distinguersi in circoscritte missioni di pace o di ordine pubblico, ma non certo in grado di rispondere in modo efficace alle crescenti minacce di una o più grandi potenze nucleari.  Come di fatto in questi giorni avviene.  Esiste una NATO, certo: un’alleanza difensiva sovraeuropea mostratasi in grado di proteggere il continente per un t...

Dieci sconfinate menzogne

1) Le frontiere fra nazioni non hanno più alcuna ragione di esistere. Chi davvero lo pensa, dovrebbe per coerenza lasciare aperto di notte il portone di casa.  Quel che fa di un edificio un’abitazione son proprio le presenze umane che lì ci vivono, e il portone di casa è il limite che segna il confine tra il mondo di dentro (tendenzialmente amico) e il mondo di fuori (tendenzialmente nemico).  Starsene in casa propria non significa però autocondannarsi agli arresti domiciliari. Il portone lo si apre più d’una volta: per accogliere le persone gradite che vengono a farci visita, ma anche chi lo varca per ragioni di lavoro, dal portalettere all’idraulico. Talvolta anche per il mendicante che bussa alla porta in cerca di qualche elemosina.  Resta però ben chiuso di fronte a chi pretende di entrarvi di nascosto e con la forza. Peggio ancora se nottetempo, dal balcone o dalle finestre.  C’è un campanello. Suonarlo significa chiedere il permesso di entrare. Concederlo o men...