Sul capo di un’imbelle e disarmata Unione Europea ha poi scaricato per interposto scherano una sgrammaticata sequela di provocatori insulti, aizzando nel contempo contro il vecchio Continente il resuscitato Mostro di Mosca, fino a quel momento snobbato e deriso per la rozza e manifesta impotenza.
Giuda Iscariota, posto accanto al nuovo impeperito Pannocchia, farebbe la sua porca figura.
Entrambi hanno incassato i trenta denari, ma Giuda s’è scelto quanto meno come avversario un Dio, mica il presidente per sbaglio di uno Stato disarmato ventotto volte più piccolo della Russia. Un presidente che comunque, sdegnando la facile e appetitosa via della fuga verso i mari dei Tropici, ha eroicamente preferito restare per difendere in armi il popolo ucraino aggredito e tradito.
È un ribaltamento a centottanta gradi dell’immagine (e dell’agire) che gli USA avevano saputo dare di sé nell’ultimo secolo: precipitata in un solo mese dai più nobili ideali di liberalismo e democrazia alle più indegne manifestazioni di volgarità e violenza, di abissale ignoranza e prepotente tracotanza.
Da Superman a Joker nel breve volgere di trenta giorni.
Potremmo scriverne ancora per cento e cento pagine, se solo puntassimo l’obiettivo dentro il cortile di casa USA: la sistematica distruzione delle istituzioni federali e statali, le rivolte in seno allo stesso partito repubblicano, le migliaia di oppositori in piazza a New York, in California, in Arizona, per quanto oscurati dalle reti e dalla stampa ormai sotto controllo.
Ma sarebbe del tutto inutile. Sarebbe come soffermarsi a raccontare il primo tempo del film, quello che tutti abbiamo già avuto modo di vedere e (non) apprezzare, piuttosto che tentare di immaginare e indovinare il finale. Giusto per capire se è il caso di abbandonare da subito la sala e impiegare il proprio tempo in modi (e luoghi) più proficui.
Non c’è da spendere troppa intelligenza – naturale, artificiale o residuale che sia – per comprendere i movimenti dell’unico neurone, stremato dalla solitudine, che spaesato si aggira nel limitato spazio della minuta scatola cranica che in qualche modo sorregge la dorata criniera.
Quel che c’era da dire è già stato detto: se la Guerra Fredda è stata giocata in due (USA e URSS), quella Gelida si gioca in tre: c’è ancora la Russia ma c’è anche la Cina. E a vincere non sarà il migliore sul campo, ma il più veloce nell’improvvisare alleanze, così da poter godere del vantaggio – come vigliaccheria comanda – di scontrarsi in due contro uno.
Obbediente a ciò, mentre a suon di minacce ha già prenotato il trono del Canada e quello della Groenlandia, il capocosca di Mar-a-Lago ha offerto su un piatto d’argento all’imputinente Cazzar di tutte le Russie la testa dell’eroico Zelensky – sanguinario emulo di quell’Erode che decapitò il Battista per compiacere Salomè – avendo l’ardire di definire «pace» un simile delitto. E per di più gloriarsene.
Non andrà lontano, il mafioso dalla coppola bionda. Anche il motore più potente non è sufficiente per condurre l’auto a destinazione, senza una mappa o un navigatore che la instradino verso la meta. Anzi: maggiore è la potenza, maggiore sarà il danno quando (col massimo delle probabilità che ci sentiamo di augurare), l’incauto autista andrà inevitabilmente a schiantarsi. Non senza distruggere tutto quel che gli sta intorno: dai passeggeri che viaggian con lui fino ai troppi innocenti sorpresi per strada.
Divertitevi un po’ come volete. Qui, dall’alto della nostra nuvoletta, saremo lieti di goderci lo spettacolo. Non è la prima volta che gli asini giungono al potere. Così come gli squali o i maiali, e persino gli insetti, velenosi e no.
Così, come ci si divertiva un tempo banchettando sugli spalti dei tanti colossei, al medesimo modo ci divertiremo quassù.
Fatevi pure del male.
Non è la prima volta, non sarà l’ultima.
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