Davvero esiste qualcuno disposto a credere che il Paese più vasto al mondo, ventotto volte più grande dell’Ucraina, con una superficie che copre undici fusi orari (quasi un’intera faccia del pianeta), possa sentirsi minacciato da un piccolo Stato confinante privo di risorse naturali e sostanzialmente disarmato dal memorandum di Budapest del 1994? Solo chi è in malafede (come Putin) o chi è ignorante (come i tanti suoi italici sostenitori) può pensarlo. I libri di Storia dovranno presto sottrarre al mondo fin troppa cellulosa per spiegare ai posteri le ragioni di una guerra che oggi appare insensata, oltre che sproporzionata. Motivazioni forse incomprensibili ai più, ma non a chi in questo esatto momento sta impegnando in quel conflitto ogni possibile risorsa: dagli Ucraini che si difendono, ai criminali russi che li attaccano. Cosa mai può desiderare la Russia, più di quel che ha? Un Paese primitivo che, pur vivendo di raccolta (incapace com’è di produrre alcunché), raccoglie tuttavi
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.