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Visualizzazione dei post da settembre 8, 2024

Ad armi pari

Davvero esiste qualcuno disposto a credere che il Paese più vasto al mondo, ventotto volte più grande dell’Ucraina, con una superficie che copre undici fusi orari (quasi un’intera faccia del pianeta), possa sentirsi minacciato da un piccolo Stato confinante privo di risorse naturali e sostanzialmente disarmato dal memorandum di Budapest del 1994? Solo chi è in malafede (come Putin) o chi è ignorante (come i tanti suoi italici sostenitori) può pensarlo.  I libri di Storia dovranno presto sottrarre al mondo fin troppa cellulosa per spiegare ai posteri le ragioni di una guerra che oggi appare insensata, oltre che sproporzionata. Motivazioni forse incomprensibili ai più, ma non a chi in questo esatto momento sta impegnando in quel conflitto ogni possibile risorsa: dagli Ucraini che si difendono, ai criminali russi che li attaccano.  Cosa mai può desiderare la Russia, più di quel che ha? Un Paese primitivo che, pur vivendo di raccolta (incapace com’è di produrre alcunché), raccoglie tuttavi

Quando il Grillo canta

Frinire o finire ? Questo è il dilemma. Se dar fiato alla propria flebile voce, alla vigilia di un possibile confluenza dei Cinquestelle nella crescente pozzanghera del campo largo, per poi rimpadronirsi del partito, o starsene invece buoni all’angolo, abbeverandosi dei trecentomila annualmente versatigli quale compenso per il suo utile quanto gradito silenzio. Stecchito sul nascere il tentativo di dar vita ad una nuova religione (la «Chiesa dell’Altrove»), ispirata dalla divina constatazione che, mentre i partiti debbono limitare i loro appetiti alla speranza di un misero 2‰, le chiese possono invece aspirare a un più corposo 8‰, il ligure ortottero ha dichiarato guerra all’attuale tenutario della formazione politica da lui creata a prezzo di tanti vaffa : quel Conte di nome, ma non di fatto, che ne sta oggi a capo.  Oggetto del contendere è il movimento stesso, di cui il fondatore rivendica la proprietà tanto del nome che del marchio, così come di ogni altro diritto paterno. Tra cui

«Mobile» sì, ma non «auto»

Non esiste l’«auto elettrica». Esistono i «veicoli elettrici». Ed esistono da più di un secolo: dai primi tram col trolley fino alle macchinine dell’autoscontro.  Quel che accomuna ogni mezzo elettrico, al momento, è la mancanza di autonomia: ciò che impedisce ad essi di potersi definire a tutti gli effetti auto-mobili : ossia mezzi in grado di muoversi autonomamente .  Il percorso del tram è imposto dal tracciato del cavo e dai binari, quello della giostra dalla trama dei fili elettrici nel soffitto e dal pavimento metallico, quello del veicolo stradale elettrico dalla durata della batteria. Che può variare in modo determinante se la si usa non solo per muoversi, ma anche per alimentare i fanali, l’aria condizionata, il riscaldamento, il navigatore, il frigo di bordo, la radio...  Utilities che possono ridurre l’autonomia del veicolo a meno di un quarto di quella ufficialmente dichiarata.  Corollario di questa elementare osservazione è il fatto che nessun veicolo elettrico è al mome