Un Paese di morti di fame. Questa è l’Italia che amano raccontare politici e partiti (tutti), pronti a volgere a loro vantaggio l’insoddisfazione di chi già molto ha, ma che ancor più vorrebbe. Cinquantotto milioni di indigenti impossibilitati mettere insieme il pranzo con la cena. A chi obietta che il 74% degli Italiani vive in un’abitazione di proprietà ( Confedilizia , 2024), o che il 90% dei 45 milioni di adulti in età da patente è proprietario di un’auto, il politico atteggiato a benefattore del popolo risponde inventandosi nuove fantasiose etichette sociali: forse non esistono più i «poveri» (definizione palesemente inopportuna quanto indifendibile), ma ci sono pur sempre i «nuovi poveri», gli «svantaggiati», gli «emarginati», i «relativamente poveri»... Fino al forzato ossimoro dei «meno abbienti»: abbienti e possidenti, certo. Ma che potrebbero avere di più! Se i poveri, in quell’immediato dopoguerra quando ancora ce ne stavano a pacchi, era facile comprarseli con un...
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.