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Visualizzazione dei post da giugno 2, 2024

Dopodomani si vota

A tre giorni dal voto per l’elezione del Parlamento Europeo (in Italia l’8 e il 9 Maggio 2024), la general cagnara tra finti e veri candidati ha forse occultato quella che è in realtà la vera posta in gioco: un SÌ o un NO alla nascita di un vero Stato Federale Europeo , con veri poteri legislativi, esecutivi e giudiziari nelle materie di interesse comune. E tra questi, mai così urgenti, il potere di elaborare una politica estera condivisa, resa credibile dalla presenza di una vera forza armata europea.  Se tale è la discriminante, due sono i soli veri partiti in gara: gli Eurofederalisti e gli Antifederalisti . Divisi, questi ultimi, tra chi vorrebbe cancellare del tutto l’Unione Europea e chi si illude che sia sufficiente una differente (migliore?) guida per poter conferire all’Unione quei poteri legislativi e politici che al momento l’Unione NON ha, o difendere immaginari confini comuni che l’Unione NON ha (li ha invece lo Spazio Schengen), o una moneta comune che l’Unione NON ha (c

La necessaria bellezza

Hanno ucciso la bellezza.  Non esistono più belle automobili. Son tutte uguali: saponette a quattro ruote con alte guance e piccoli vetri, ridotte aperture che denunciano l’urgenza di abbondare in lamiera, pur di tener insieme la leggerissima scocca, pronta a ribaltarsi al minimo soffio di vento.  Anche le ragazze son tutte uguali: viso allisciato, capelli perfetti, labbra rigonfie e sopracciglia ridipinte dagli orridi filtri « beauty » dei telefonini da quattro soldi.  L’architettura lascia anch’essa a desiderare, quando si esprime in quei nuovi fiammiferi senza capocchia che si allungano sul lato sud di Central Park, atteggiandosi a grattacieli: francobolli di costosissimo terreno elevati all’infinito e soggetti ai capricci del vento, che si diverte a farli oscillare come giunchi.  Anche la moda, da non confondersi con lo stile, non è che un container cinese stipato di scarpe di gomma e giacconi di plastica nei cinque colori prestabiliti. Non uno di più. E quand’allora ci si arma di

Inseparate carriere

Ultimi giorni di una stanca campagna elettorale. Più odorosa di campagna che non di elezioni, dal momento che del vero tema in gioco, ossia del futuro assetto dell’Unione Europea, dello Spazio Schengen, dell’Eurozona, si discute pochissimo. Pressoché niente. La cosa sorprendente è che gli elettori l’hanno capito, ed in massa disertano i comizi: affollati soltanto nelle fantasiose riprese ipergrandangolari delle reti televisive amiche.  Il mondo è alla vigilia di una lunga stagione di guerre, ma tutto quel che l’opposizione riesce a proporre agli elettori è il consueto armamentario cattolico francescano del «tutto per i poveri». O meglio –  in occidentale assenza di veri poveri – per i «meno abbienti»: proprietari sì, ma non troppo.  A seguire, non una lista di proposte utili e lungimiranti per il futuro del Continente, ma l’elenco marcato con matita rossoblù dei molteplici quanto imperdonabili errori commessi dalla parte avversa (la quale, per definizione, non solo può , ma deve parla