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Visualizzazione dei post da aprile 3, 2022

Salute e pace

Sostenere di preferire la pace alla guerra è come sostenere di preferire la salute alla malattia. Un’osservazione di dimensioni talmente minute da trovar spazio anche nelle scatole craniche meno spaziose. Non è dunque un caso che a negare l’aggressione dell’orso putiniano siano le stesse anime candide che continuano a negare l’esistenza del Covid: per il virus bastano due gocce di vitamina C e un po’ di acqua ossigenata, per la guerra non c’è che da sedersi al tavolo della pace. Trovandolo.  Checcevo’? Ci vuole che tanto il Covid che Putin siano d’accordo. Il Covid non lo è, e solo l’arma del vaccino, dopo due anni di combattimenti, è riuscita a fargli piegare la testa, con non pochi sacrifici e rinunce da parte delle popolazioni.  Saranno sufficienti l’arma delle sanzioni e il coraggio del popolo ucraino per piegare la testa a Putin e – non di meno – al drago cinese che gli protegge le spalle?

Le leggi di ogni guerra

Viste da quassù, le vostre guerre son veramente cose da poco. Poco più che combattimenti tra galli nell'arena o, nel caso di nazioni particolarmente vigliacche come la Russia in Ucraina, incursioni di volpi nel pollaio. E quel che più ci dispiace, in un Paradiso dove non esiste il denaro, è che neppure possiamo levarci lo sfizio di scommettere! Ci divertono invece le vostre arrampicate sugli specchi: l'aggressore che si atteggia a vittima e le beghe da asilo Mariuccia: «Io le dita nel naso? Ed Efisio, allora? E Graziella?». Declinate in «E allora gli USA in Iraq? E la NATO in Libia?». Come se i peccati degli altri fossero limiti da eguagliare o superare, anziché errori da non imitare. Eppure le leggi che governano ogni guerra, dall'età delle pietre e delle clave al tempo dei missili e dei satelliti (e non vogliamo rivelarvi cosa ha in serbo per voi il futuro!), son sempre le medesime.  Sostanzialmente tre.  1) Se in tempo di pace vince chi ha ragione, in tempi di guerra ha

Un nuovo blog?

Nasce un nuovo blog. Davvero se ne sentiva la necessità, con 440 milioni di blog già online nel mondo?  Forse per voi che leggete, no. Ma per noi che scriviamo, sì.  C'è in tutti gli esseri – umani e non – una spinta a metter per iscritto i propri pensieri, chi in un diario, chi per lettera, chi con un libro, chi attraverso un blog. Forse per dar loro un corpo, e con esso la possibilità di vivere oltre il breve attimo in cui son stati formulati, di viaggiare nello spazio e nel tempo, di incontrarsi e scontrarsi con altri pensieri. Forse migliori, forse peggiori.  Leggere un blog non è obbligatorio: in alto a sinistra, nella vostra tastiera, c'è un tasto con su scritto ESCAPE. Premetelo, e questa pagina scomparirà. Scriverci invece lo è, se non si vuole che il blog muoia prima del tempo, senza lasciare traccia di sé. Farlo sopravvivere è il nostro impegno. Non ci manca il tempo: siamo angeli annoiati, destinati a rimbalzare di nuvola in nuvola per l'eternità, tra canti che o