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Visualizzazione dei post da settembre 29, 2024

Proporzionalità

L’Iran – che ha rivendicato oggi (4 Ottobre), per bocca del capo supremo Ali Hoseyni Khamenei, gli inauditi crimini del 7 Ottobre 2023 – è un Paese la cui superficie è oltre 74,5 volte più vasta di quella di Israele. Ma anche l’Iraq è 19 volte più grande, e la Siria 8 volte. Solo il Libano, quasi una Liguria del Medio Oriente, serrato com’è tra monti e mare, non arriva alla metà del piccolo Stato ebraico. I nemici che lo circondano, pertanto, occupano in totale una superficie pari a 102 volte quella di Israele.  Ciò nonostante, il clero che comanda in quelle quattro nazioni lamenta che i loro popoli siano spaventati e bullizzati da quel minuscolo francobollo di terra. Per giunta neppure interamente ebraico, ma condiviso con gli insoddisfatti nemici di casa: i Palestinesi. Che pur dopo esser stati schiavi per secoli – dal dominio ittita-babilonese a quello britannico, passando per Egizi, Romani, Bizantini, Arabi, Crociati e Ottomani – han rifiutato in armi quella Risoluzione ONU che già

Quattro giorni prima

Quattro giorni prima dell’anniversario del massacro del 7 Ottobre – sempre che «anniversario» lo si possa definire, col massacro ancora in essere e gli ostaggi prigionieri nelle fogne, quotidianamente vessati – quando l’Iran dichiara ufficialmente guerra ad Israele (Paese 74 volte più piccolo ma eroicamente determinato a resistergli) gli unici sostenitori del terrorismo planetario islamico che fa capo ad Ali Khamenei non si trovano certo in Iran, e neppure in Libano o in Siria, o in Iraq, e ancor meno in Egitto, in Arabia Saudita o in Maghreb, dove i Sunniti considerano gli Sciiti i loro primi nemici, ma nel cuore delle grandi città del mondo occidentale. Italia compresa.  Ed è in Italia che un coacervo di agitatori e saccheggiatori di professione (col fattivo apporto di qualche interessata manina russa) – da cui persino la Comunità Palestinese del Lazio si è dissociata – ha indetto per il 5 Ottobre (due giorni prima) una manifestazione nel centro di Roma a sostegno dei macellai di Ham

Sette giorni prima

L’ormai imminente primo anniversario del 7 Ottobre – atteso da troppi non come un luttuoso evento i cui terribili effetti sono ancora in corso, ma come lieta occasione di far festa tra sfilate carnevalesche, canti, danze, saccheggi e cagnara antisemita – minaccia di accendere ulteriori pericolosi disordini.  E non in Medio Oriente, oggi diviso tra chi è chiamato a combattere e chi invece a difendersi, e neppure nelle straricche città arabe di Al Ryad, Abu Dhabi, Doha o Dubai, ma nei fragili centri storici delle città d’Occidente.  Consapevoli dei rischi, molti Stati han vietato per quella ricorrenza ogni genere di manifestazione di piazza, per evidenti ragioni di ordine pubblico. Un divieto che alcuni han tuttavia annunciato di voler apertamente violare. Sotto gli occhi e i portafogli compiacenti dello spionaggio russo, mai così attivo in Italia, così come di chiunque altro è nemico di ogni progresso. * * * * * Ciò premesso, è giunto il tempo di por fine all’indecente arbitrio di defin

Un bel tacere

Un bel tacere vale più di mille parole.  E se un bel tacer ci è stato dato intendere, tra l’assordante fracasso dei colpi di mortaio, il sibilo delle bombe e le esplosioni dei missili, quello è stato il profondo silenzio dell’Arabia Saudita. O meglio: di quella gran parte dei musulmani di fede sunnita che, ben più di Israele, hanno in odio i sanguinari fratelli di fede sciita. Non una parola sui combattimenti in corso.  
La distanza tra Sciiti e Sunniti sarebbe giusto una questione meramente dottrinale e filosofica – non diversa da quelle che ancora dividono le decine di differenti fedi cristiane professate nel mondo – se ad avvelenarla non vi fosse un’assai più concreta questione territoriale, e cioè il controllo dei luoghi sacri ai musulmani. Uno dei quali è comune alle tre religioni monoteiste (la città di Gerusalemme), mentre i due restanti riguardano esclusivamente l’Islam: la città di Medina e La Mecca.  Circa Gerusalemme, la Chiesa di Roma si è signorilmente fatta da parte, quas