« Kentu concas, kentu berrittas », recita un antico proverbio sardo: cento teste, cento diversi berretti. Fotografando in tal modo lo spiccato individualismo di un piccolo popolo disperso su un territorio troppo vasto e storicamente diviso fra costumanze nomado-pastorali ed opposte consuetudini agro-stanziali: tra inconquistata « barbària » (Barbagia) e romanizzata « romània » (Romangia). Chiamata ad eleggere il nuovo Consiglio Regionale, quella metà dei Sardi presentatisi alle urne ha conseguentemente espresso una moltitudine d’opinioni paragonabile soltanto all’immensa varietà di paesaggi di cui l’Isola si vanta. L’esito finale, raggiunto dopo un interminabile e faticoso testa a testa, ha visto una risicata affermazione della coalizione movimentista su quella partitica (45,4% contro 45,0%) ma i risultati a livello locale non possono che verificare l’antico detto circa il gran numero di differenti fogge, qualità e colori dei copricapi in uso in Sardegna. Un terzo dei votanti, conce
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.