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Visualizzazione dei post da settembre 1, 2024

Andarsi a nascondere

C’era una volta la vergogna. Quello strano sentimento grazie al quale un animo onesto e sensibile – temendo la disapprovazione di quanti gli stanno più a cuore di fronte ad un suo volontario quanto involontario possibile errore – prova egli per primo una sorta di ripugnanza verso se stesso e sente impellente il bisogno di andarsi a nascondere. Di lasciare per un istante il palcoscenico per andarsi a rinchiudere in bagno. E lì piangere sui propri sbagli. Se non sulle proprie colpe.  Ebbene: provare vergogna è proprio dei grandi uomini. Perché rappresenta la misura della considerazione che una persona riserva a coloro che gli stanno accanto. La disapprovazione dei quali suscita in lui dolore. Un dolore che Iddio ha per di più voluto che si manifestasse pubblicamente attraverso il rossore del viso. Un dono riservato agli esseri umani, negato agli animali. Che la vergogna sia un sentimento positivo, lo dimostra il fatto che il suo contrario – l’essere senza vergogna, uno svergognato – non

Quando il vento dell'Est

A turbare la lenta e faticosa gestazione della mai nata Europa, ci pensa stavolta il risultato elettorale dei Länder orientali tedeschi, con l’inattesa affermazione delle forze rivoluzionarie di ispirazione neonazista e l’AfD ( Alternative für Deutschland ) che si afferma primo partito in Turingia e secondo in Sassonia. I disinformati (e disinformanti) commentatori italiani parlano di «vittoria dell’estrema destra» e lanciano improbabili allarmi, azzardando discutibili paralleli tra lo Stivale e lo Stato teutonico. Dovremmo cominciare col dire che un’«estrema destra» né esiste né può e potrà mai esistere, né in Germania né altrove. Perché quella stessa espressione è un ossimoro: una Destra  che voglia chiamarsi tale non potrà mai essere «estrema», per il semplice fatto che una Destra o è moderata e conservatrice, o non lo è. E infatti, quando si parla di destra rivoluzionaria, riferendosi al periodo tra le due guerre si parla di «Fascismo», e ai giorni nostri, più propriamente, di «ne