Come potremmo definire, col senno di (due mesi) poi, il gesto di Hamas che lo scorso 7 Ottobre ha scatenato la violenta risposta della nazione israeliana? Non certo come «atto di guerra», vista l’assenza di un esercito regolare e di combattenti in divisa, per non parlar dell’inosservanza delle più basilari regole d’onore. Neppure sarebbe corretto definirlo «gesto terroristico», titolo meglio riconducibile ad azioni suicide e talvolta improvvisate, piuttosto che all’azione premeditata e per anni dettagliatamente preparata da parte della formazione politica che ancora governa, con ampio gradimento, la Striscia di Gaza. Potremmo forse chiamarla «incursione», come ogni atto di forza invasivo nei confronti di una proprietà altrui, ma non sarebbe ancora la corretta denominazione, se si considera che nel caso in esame le motivazioni sono di carattere politico, prima ancora che di vendetta, di saccheggio o di rapina. Molti l’hanno definita «provocazione», e certamente in parte lo è stata,
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.