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Visualizzazione dei post da dicembre 15, 2024

Panem et circenses

Il caso Tony Effe, il rapper con più scritte addosso di un muro di Roma, chiamato dal Campidoglio per esibirsi nel concertone di fine anno ed infine ripudiato per via dei testi sconvenienti delle sue canzoni (senza che nessuno avesse precedentemente avuto l’accortezza di ascoltare) apre uno squarcio di luce su una delle tante anomalie italiane: arte gratis a piene mani, pagata con i soldi pubblici, in cambio di un rigido controllo sui contenuti. È uno dei tanti aspetti di quella campagna elettorale permanente che quotidianamente riempie le pagine dei giornali del Paese, altrove destinate invece alle notizie.  In nessun’altra parte del mondo qualcuno si sognerebbe di distribuire musica senza far pagare un biglietto il cui prezzo, nei primi posti, può facilmente oltrepassare i mille euro. Per quanto dispendiosi, i tanti festeggiamenti che il mondo comunque apparecchia per salutare il nuovo anno non prevedono l’esibizione gratuita di star internazionali, ma fuochi d’artificio, lumin...

Viva io!

È un ortaggio ululante quello che dal proscenio di Atreju chiude la manifestazione del partito neofascista in una delle  location  predilette da quel che cent'anni prima fu il Partito Nazionale Fascista.  Sul cartello alle spalle, un evidente errore di sintassi «La via italiana», in luogo del più consono «Via la Italiana». Accanto, una motopippa (Milei). Sotto, le mezze pippe. Plaudenti.  Facile giocare in casa: io contro io, vince sempre io. Apparentemente. Perché sfuggire ad ogni confronto è già di per sé un segno di debolezza.  Dal palco, l’ortaggio si è scagliato in particolare contro tre figure assolutamente innocue: l’armocromista (più interessata a recitare vecchie battaglie già vinte, che non a combatterne di nuove), l’anziano e pacioso mancato Presidente della Repubblica (vittima di fuoco amico), il pari urlante sindacalista d’assalto tesseratore di inermi pensionati. Facili nemici, per vincere facile.  Nemici sì, ma di chi? Del presidente del Cons...

Tanta carta, poca musica

« Perro ladrador, poco mordedor », dicono gli Spagnoli. «Can che abbaia, non morde», traducono gli Italiani. E a quest’antico detto pare ancora attenersi il governo dei morti di fame (finalmente seduto a tavola), usualmente intento a moltiplicare poltrone, stipendi e indennità onde placare gli atavici appetiti.   Così, dopo i latrati del primo «decreto rave », che moltiplicava pene già esistenti pur di renderle di fatto inapplicabili, o la più recente introduzione dell’art. 64 bis del Codice Penale, che mentre finge di appesantire le pene a chi occupa gli altrui immobili legittima di fatto l’occupazione di stabili pubblici e privati non adibiti a domicilio, il governo si vanta con nulla celato orgoglio d’aver infine varato un nuovo Codice della Strada!  Anche stavolta le molte proibizioni nascondono in realtà non poche concessioni. Mentre con una mano si proibisce per ben tre anni (anziché uno) ai neopatentati la guida di veicoli oltre una certa potenza, con l’altra si eleva q...