Un giornalista pestato a sangue da un gruppo di facinorosi, difesi dalla seconda carica dello Stato che lo accusa di non essersi dichiarato come tale (versione aggiornata del «non sono io razzista: è lui che è negro») è innanzitutto una contraddizione in termini. Perché il mestiere del giornalista è quello di raccontare la notizia, non quello di farsi notizia egli stesso. Così, passeggiando per le sempre meno linde e sicure vie di Torino, un giovane reporter del quotidiano cittadino (La Stampa), attento per sua missione anche ai minimi fatti di interesse locale, nota un chiassoso assembramento nella centrale via Cellini, dove rumorosamente si festeggia il sedicesimo anniversario del circolo «Asso di bastoni»: sede locale del movimento Casapound, nato nel 2002, in nome di Ezra Pound, al solo scopo di occupare case e proprietà private per fini abitativi e per attività sociali. Incurante di quell’art. 633 CP che, almeno a parole, dovrebbe tutelare quella proprietà privata un tempo bandi
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.