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Visualizzazione dei post da maggio 5, 2024

A volte, ritornano

Ritorna il malaffare. E mica bambino: già adulto.  Indisturbato, è cresciuto e si è fatto degli amici. Troppi amici. Dai manovali di una mafia che al Sud comanda – ma al Nord si arricchisce – fino alle massime autorità regionali.  Ci si attenderebbe una risposta adeguata da parte dello Stato, e dunque dalle tre istituzioni che ne incarnano i poteri: Parlamento, Governo e Magistratura. La Magistratura ha fatto la sua parte: ha indagato e incriminato i presunti responsabili. Missione not-impossible , dal momento che i criminali agiscono ormai alla luce del sole, sicuri dell’impunità.  Il Governo ha invece accusato la Magistratura del consueto attacco «a orologeria»: se non avesse sollevato il tappeto, nessuno avrebbe notato la sporcizia. Che fa tanto brutto, specialmente quando si attendono gli invitati alle urne: molti dei quali già poco intenzionati a prender parte alla festa e adesso più che mai orientati a restarsene a casa.  Il Parlamento, dopo un primo lungo assordante tacere, ha i

Non chiamatele guerre

Non chiamatele guerre.  Nessuno definirebbe «incontro di boxe» lo spettacolo di un pugile di settanta chili costretto a difendersi sul ring da un avversario che ne pesa millenovecentosessanta: ventotto volte di più.  Eppure, tale è la lotta tra la Russia imperiale di Putin e la confinante Ucraina, ventotto volte più piccola. Una disparità da far impallidire la sproporzione tra Davide e Golia.  Se poi si considera che quel combattimento non è stato sportivamente concordato e programmato, ma avviato nottetempo e di nascosto per mano del più grande e più forte, dovrebbe apparire evidente che non di guerra si tratta, ma solo di una vile aggressione. Di una proditoria offesa dalla quale la minuscola Ucraina tenta strenuamente di difendersi.  Che guerra non sia, lo dimostra il fatto che si muoia da una parte soltanto: sempre al di qua del confine con la Russia, mai al di là. Non si vedono città russe rase al suolo dagli Ucraini, o civili russi sterminati, o bambini russi deportati a decine