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Visualizzazione dei post da luglio 10, 2022

Bulli e bulloni

Un bullo con la pochette elegantemente ripiegata nel taschino del doppio petto non lo si vedeva dai tempi di Al Capone, e ovunque ci saremmo aspettati di vederlo tranne che a Roma, nelle vesti di un ex presidente del Consiglio e neo presidente dello zoo – pardon: bioparco – a cinquezampe.  Deve aver studiato assai, il guardarobiere pugliese, nel tentativo di interpretare credibilmente il difficile ruolo del cattivo.  In parte c’è riuscito. Ma con la voglia di strafare tipica dei principianti, alla fine si  è rivelato cattivo innanzitutto con se stesso.  Al momento, infatti, pare che dalle sue intemerate abbia guadagnato ben poco.  Un po’ come quel mendicante della storiella che, smesso per una volta il consueto fare umile e accondiscendente di chi ha tutto da chiedere e nulla da offrire, bussò un giorno con particolare determinazione, quasi con violenza, all’uscio di un notabile del villaggio.  All’affacciarsi sulla porta del padrone di casa, irritato da tanto fracasso, il questuante

Figli del nulla, padri di nessuno

Orgogliosi nella loro naturale pochezza e vigliaccheria, i senatori di fede contiana han facilmente affossato in Senato il governo di cui fanno parte, senza neppure la coerenza e l’eleganza di dimettersi dai ministeri ai quali restano fino all’ultimo imbullonati. Forse in casa cinquezampe la vigliaccheria la scambiano per coraggio, non avendo di quest’ultimo mai avuto notizia.  Illustriamoglielo. Coraggio è quello del terrorista che, nella sua malvagità, rischia comunque la vita per dirottare l’aereo. Vigliaccheria è quella del copilota che, nella sua stupidità, lo butta giù deliberatamente giusto per fare un dispetto al comandante che gli sta accanto.  Calza a pennello la definizione dello storico economista Carlo Cipolla: «Lo stupido è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé, o addirittura subendo una perdita». Chi è stato danneggiato, oggi, dal vile sabotaggio dei fannullisti terrapiattisti?  Innanzi

Autoincinerazione

Solidali all’amica spazzatura minacciata dall’inceneritore, i cinquegrulli han pensato bene di incenerirsi da soli, negando la fiducia a quel medesimo governo di cui fanno parte.    Peccato che le fiamme, una volta appiccate, finiscano col distruggere tutto quel che incontrano sul loro cammino. Soprattutto quando i numerosi nemici decidono di alimentarle soffiandoci sopra il poderoso vento delle elezioni. Così l’intemerata grillina non solo decreterà con ogni probabilità la morte di questo governo, ma finirà col certificare l’incapacità politica di Conte – passabile uomo di Stato ma decisamente inadatto al pollaio – e consegnerà le chiavi di palazzi e casseforti a quella che ottimisticamente in Italia continua ad esser chiamata «destra», e che solo un mal riposto italico pudore impedisce di etichettare col suo vero nome.  Brutta fine, per un movimento di descamisados asceso in pochi mesi dai bar di provincia ai palazzi del potere, ed oggi intento a minare il già pericolante tempio al

Chi brilla e chi fibrilla

Che fanno i partiti in Italia? Fibrillano.  Fra le tante parole di cui aule, giornali e tiggì periodicamente si innamorano (prima ancora di immaginarne il significato) tra ridondanti abbuffate di «resilienza», «migranti», «sinergia», «postura», «sostenibilità», «transizione», «ristoro», «cabina di regia» (ex «tavolo»), il termine che ovunque ultimamente dilaga è «fibrillazione». Inteso non nel senso letterale di alterazione cardiaca dall’esito quasi sempre mortale, ma in quello purtroppo soltanto figurato di «stato di agitazione, di nervosismo».  Fibrillano i cinquezampe, sull’orlo della dissoluzione finale, fibrillano i salviniani, che in quanto a cagnara pretendono di non esser da meno. Fibrilla di conseguenza il piddì, che vede offuscarsi l’illusione di poter sommare stelle e gatti (5+4) nell’ancor più grande illusione di mandare al tappeto i salvosilviomeloniani alle urne. Fibrilla infine il governo, di fronte a una tal schiera di talpe, vermi e roditori fibrillescamente intenta a

Se fossi...

Se fossi ricco voterei piddì,  povero in canna voterei i grillini, se fossi fesso voterei Salvini, se fossi matto Sgarbi o giù di lì. Se fossi vecchio e senza un venerdì voterei Silvio coi suoi fattorini, se fossi un fascio come Mussolini alla Meloni io direi di sì.  Se fossi triste andrei da Bersani se fossi allegro fuggirei da lui, così da Renzi e dai suoi pescecani. Fossi italiano come sono e fui tutti i miei averi porterei lontani e tasse e beghe lasserei altrui.

Sardine affumicate

Nella penuria di testimonial da mandare in tivù alla vigilia dell’eroica battaglia parlamentare piddina sulla cannabis, la protosardina Santori (più canna-tris che cannabis ) fa outing e pubblicamente confessa che a lui le canne piacciono. E mica da oggi. Niente da eccepire contro il simpatico animatore di piazza: a) in tempi di libera eutanasia, ciascuno è libero di stendersi quando e come preferisce: non è punibile il suicidio, ma giusto l’istigazione; b) in Italia il possesso e il consumo personale della cannabis è pienamente legale [referendum 1993]; quel che resta illegale sono la produzione e la vendita. Nel caso del cupleiforme, tuttavia, il suo reato non consiste nel porto abusivo di cannoni, ma nella coltivazione casalinga delle piante e nella preparazione del prodotto finale.  «È come un bicchiere di vino buono!», dichiara entusiasta il pesciolino cantabrico, sottintendendo il sussistere di un’ingiusta discriminazione tra i piaceri degli appassionati cannibali e quelli dei

Il mucchio selvaggio

C’è un metodo infallibile con il quale noi alati ci divertiamo a valutare in un istante di qual pasta sian fatti gli umani, ed è quello di immaginare quale ruolo potrebbero più agevolmente interpretare in un vecchio film western.  Di quelli di una volta, rigorosamente in bianco e nero.  Che altro potrebbe fare un Enrico Letta, ad esempio, se non servire whisky dietro il banco del saloon di Chitory Mountain, col farfallino nero e il luccicante gilet abbottonato sopra il candido grembiule? Pronto a servire con sguardo benevolo e cordiale persino un Grillo: il commesso viaggiatore che tenta di rifilare al mondo miracolose pozioni e un mare di cianfrusaglie, o il lugubre Di Maio, l’impresario di pompe funebri, mentre Bersani, che pure è il buon­tempone amico di tutti, beve da solo al suo tavolo?  Solo solissimo è anche Salvini: il vigliaccone sempre in un angolo che guarda storto ogni straniero che varchi la soglia, borbottando frasi senza senso ma sempre pronto a mettersi al riparo.  Gli