Un ministro – ma anche un parlamentare, o un magistrato, o un qualsiasi individuo investito di un alto ruolo istituzionale – ha diverse possibilità per mettere a rischio il proprio nome, la propria reputazione, il proprio onore. Per farlo, non è indispensabile violare col proprio comportamento il codice civile o il codice penale, ricevendone giusta condanna. È sufficiente molto meno: come ad esempio presentarsi in aula col costume di arlecchino, o indossare le larghe corna di un vistoso copricapo vichingo, o intonare a squarciagola dal podio una romanza d’opera. O anche conversare piacevolmente al telefonino dai banchi parlamentari, o leggersi tranquillamente il giornale, o lasciarsi pubblicamente andare al turpiloquio. Non è raro che ciò accada. Non tutti i parlamentari e i ministri sono signori, non tutti brillano di specchiata onestà, non tutti parlano la nostra lingua, non tutti disdegnano l’abuso di alcol o di altre sostanze. Fortunatamente per noi, come già notava Trilussa, per
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.