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Visualizzazione dei post da agosto 14, 2022

Tu chiamale, se vuoi, elezioni

L’indegna caciara che ha accompagnato in questi ultimi giorni la stesura delle liste elettorali (da presentarsi entro dopodomani 22 Agosto) è un’ulteriore incontrovertibile conferma che quel che si è andato redigendo nelle segreterie dei partiti non era in realtà un’autentica lista di candidature, ma un elenco di vere e proprie nomine dall'alto.  Magie del Rosatellum applicato ad un Parlamento in piena prova costume, dimagrito in un sol colpo di un terzo del suo peso.  Nelle consultazioni amministrative (Comuni, Regioni), le sole in Italia dove il diritto di voto è ancora (per adesso) garantito, la formazione delle liste non costituisce mai un problema: se trenta persone intendono gareggiare tra loro mentre sfidano gli avversari, son le benvenute. Se son cinquanta, ancora meglio. Davanti a una simile bistecca, l’elettore saprà ben distinguere la polpa dall’osso: gustarsi la prima e gettare nell’umido il secondo. Col Rosatellum invece no. Le liste non soltanto son bloccate, così da

Occhiali di tigre

La sparata di oggi porta la firma di Giuseppe Provenzano, vice-letta del «polo di centrosinistra», come i piddifratomaiobonini amano definirsi, in mancanza di altra possibile identità.  « Queste elezioni non prevedono pareggio: o noi o la destra. Non c'è spazio per terzi o quarti poli », ha declamato con toni più ricattatori che accattivanti il parasegretario.  Tradotto: sappiamo che molti tra voi si taglierebbero entrambe le mani, piuttosto che votare per noi, ma non avete scelta: se non ci darete il vostro voto arriverà («vincerà») la destra. Anche perché non c’è al mondo altro polo al di fuori del nostro e del loro.   Intendendo impropriamente per «destra» non quei Cavour, D’Azeglio, Crispi o Giolitti che l’Italia l’han fatta, ma quell’opposta accozzaglia di faccendieri e sfaccendati che ha in odio tutto quel che è legge e regola: dal vaccino alla contribuzione fiscale, dal rispetto per la pubblica e privata proprietà al decoro urbano, dalla giacca e cravatta alla lingua italian

Impressioni di Settembre

L’atmosfera è la medesima che si suppone aleggiasse nei sotterranei dell’Anfiteatro Flavio, nel primo secolo dopo Cristo. La plebe mangiava e rumoreggiava sugli spalti. Nel buio delle gallerie, i gladiatori affilavano le armi e si preparavano a combattere. La posta in gioco era la vita. Non si poteva non vincere.  Con questo stesso atteggiamento, distante dallo spirito della nostra Costituzione quanto può esserlo un cittadino italiano da un suddito romano, le coalizioni imposte dall’Imperatore Rosatellum si apprestano ad azzannarsi nell’italica arena. In una competizione elettorale che poi tanto elettorale non è, dal momento che chi tenterà di esprimere il proprio voto non potrà manifestare alcuna preferenza né per un candidato, né per un partito, ma solo per un estemporaneo quanto fragile accordo tra formazioni politiche di idee spesso diametralmente opposte.  Che senso ha allora, se la regola è questa, parlare di «vittoria»? Che significa «vincere», in un siffatto contesto? Ai tempi