Quel che Putin e Trump si son detti ad Anchorage, nel chiuso delle loro stanze, è un segreto destinato a restare tra loro. Quel che invece i due padrini han detto al mondo, nel corso del tanto atteso incontro in Alaska, sta sotto gli occhi di tutti. Il velenoso serpente russo è sbarcato in una terra non più sua, applaudito ospite in quella casa che fu un tempo costretto a vendere per bisogno, ma dove oggi ritorna con onori da antico padrone. Il maiale americano lo accoglie battendo le mani come un bimbo di fronte a una caramella. Smaniando quel giocattolo che ancora non possiede: un piccolo Nobel per la Pace. Un po’ perché intuisce che potrebbe forse durare più a lungo di quell’altro suo passatempo (nutrire l’insaziabile fame di denaro tipica di chi proviene da famiglie sventurate), un po’ per umiliare l’invidiato-odiato predecessore Obama. Il quale, a differenza di chi ha ristilizzato la Casa Bianca a mo’ di bordello di quarta categoria, si gode pacifico altrove la bella mo...
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.