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Visualizzazione dei post da maggio 21, 2023

Mezz'ora in meno

Lucia Annunziata saluta e se ne va. Mai annunzio fu maggiormente annunziato.  Lascia quella RAI di cui pure fu presidente, fiore all’occhiello di una carriera che l’ha vista inviata di guerra e corrispondente dal Medioriente, giornalista, conduttrice televisiva e direttrice di agenzie e testate giornalistiche, scrittrice. Senza scordare i coraggiosi esordi come supplente di Matematica in quel di Teulada, nel sud della Sardegna: prova di vita non meno formativa di quella a suo tempo sperimentata da un imberbe Indro Montanelli liceale a Nuoro. Giovane donna sempre pronta a rimboccarsi le maniche, poco adusa a frignare.  Con un cursus honorum di tal peso, di gran lunga superiore a quello, sommato, di tutti i ministri di questo disorientato governo, insignita di numerosi premi di levatura sia nazionale che internazionale, Lucia Annunziata ha rifiutato di indossare il corto guinzaglio che i nuovi padroni si accingevano a stringerle, e ha lasciato la trasmissione e l’incarico.   Onore al me

Ancora all'àncora

Se solo fosse nato in Sardegna, Calenda avrebbe fatto tesoro del proverbio locale: «L’asinello sardo lo fotti una volta sola».  Ma è nato a Roma, e ha dunque annunciato di volersi rappacificare con lo scacciavoti fiorentino, ed insieme ai degni compari di quest’ultimo presentarsi alle prossime elezioni per il Parlamento europeo.  L’asinello romano è evidentemente gender fluid . Cosa mai avrà da guadagnare chi ha comunque raccolto due terzi delle preferenze del Terzo Polo, dall’accodarsi a chi a malapena ne ha conservato uno? Forse il mantenimento del gruppo parlamentare condiviso, coi benefici anche economici che ne conseguono? Ma quanto costerà, in termini di voti, presentarsi ancora una volta a braccetto dell’impresentabile, con un programma necessariamente vago e generico, in attesa di nuove quanto certe imprevedibili capriole? Chi sta da cinque o sei anni con la matita in mano in attesa di poter votare la prima testa pensante che si intravveda all’orizzonte, non può che riporla ne

Ultimo assalto

Continua l’ escalation criminale di quella banda di fossili che, contro il fossile, lorda di carbon fossile quadri, monumenti e architetture d’Italia. Indisturbata.  Ultima vittima: la fontana di Trevi, che dell’arte italiana è forse il simbolo più conosciuto nel mondo. È la «generazione Z», dove la «Z» sta evidentemente per «zozzoni»: devoti della sporcizia che al mattino cercano spazio su giornali e tivù ma alla sera si ubriacano per strada, vomitano birra e vodka e spaccano bottiglie sui marciapiedi.  I costosi risultati delle loro azioni, diurne e notturne, sono sotto gli occhi di tutti. Ma ciò che desta maggior scandalo non è tanto l’asineria di chi è convinto che sia sufficiente l’energia prodotta da quattro mulini a vento per far marciare l’economia di un Paese avanzato (come se magicamente il ferro cessasse di fondere a 1500° e il vetro a 1700°, accontentandosi di una stufetta elettrica), quanto l’impunità di cui essi godono e si fan vanto. È dunque questa la politica di una m