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Visualizzazione dei post da gennaio 8, 2023

Nipoti di Mubarak?

Sarà un’ulteriore occasione per misurare il tasso di stupidità dei parlamentari italiani, il prossimo voto di ratifica del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità nato dal fondo monetario istituito nel 2012 da 17 Stati dell’Unione –  e poi esteso a tutti i 19 paesi della zona Euro – per superare le crisi bancarie che tra il 2010 e il 2015 colpirono alcuni Stati membri, e perciò detto «fondo salva-Stati».  Ricorrere agli aiuti del MES è ovviamente una extrema ratio : un po’ come vendersi l’auto o i mobili di casa quando la famiglia è in difficoltà, ma è comunque un bene che il MES ci sia. Come le scialuppe sulla nave o il salvagente sotto il sedile dell’aereo: si spera di non dover mai farne uso ma è tranquillizzante sapere che esistono. E ben cinque Paesi vi hanno fatto finora ricorso: la Grecia (per tre volte), l'Irlanda, il Portogallo, la Spagna, Cipro.  In quanto meccanismo d’estrema emergenza, l’utilizzazione dei fondi MES è soggetta ad un ferreo controllo da parte della Commis

Tacchi e stivali

Han gioco facile, giornali e tivù, nel proporci i filmati  vintage della melona di lotta lanciata a cento decibel contro i (precedenti!) governi ladri, che su cinquanta euro di carburante trentacinque se li pappavano fra tasse e accise, contrapposti alle immagini dell’odierna melona di governo, assai più pacata, che difende l’equa scelta di alleggerire le bollette della luce, ineludibili, anziché i prezzi alla pompa, evitabili con l'autobus, a piedi o in bicicletta. Il sentimento del contrario genera il comico, ricordava Pirandello, e il pubblico boccalone abbocca. Schiude le labbra in un mezzo sorriso e ingoia l’esca con tutto l’amo. Beandosi del fatto che «la Storia non ha nascondigli», per dirla con De Gregori, e che «rubano tutti alla stessa maniera». E che la protagonista dei due opposti filmati abbia comunque mentito: se non nel primo, nel secondo. O viceversa. Ora, a parte il rimpianto per quei cinquanta euro (divenuti ormai centosettanta, per un’auto degna del nome), chi l

Il salumiere e la fatina

Mai traversata fu più estenuante, per un piddì in precario equilibrio sulla sottilissima corda malamente sorretta dai candidati leader che ne stanno agli estremi.  Da un capo regge la fune il salumiere emiliano, intento a macinare pezzi informi di partito nell’inane tentativo di insaccarli, pur sapendo che dopo breve stagionatura non mancherà chi si adopererà per affettarli.  Dall’altro la sorridente fatina che con la bacchetta spande nell’aria una luccicante scia di stelline. Cinque. Per l’esattezza.  Un arguto democristiano d’epoca ha guareschianamente definito il primo come il «Peppone del Terzo Millennio»: non solo per la stazza, quanto per l’attitudine a ordire scherzi da prete capaci di stupire gli stessi preti. E c’è chi vede nella seconda la giovane condottiera pronta a guidare il piddì verso una resa dei conti che troppi intendono come una «resa al Conte», con conseguente spargimento nel cielo (stellato) delle ultime ceneri del defunto partito.  L’astuto salumiere gode di ampi