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Visualizzazione dei post da giugno 16, 2024

Il ricatto del MES

Si erano lanciati in una brutta campagna elettorale, nel segno di «più Italia, meno Europa».  Son stati accontentati: continueranno forse a contar qualcosa in Italia – più per l’altrui imbecillità che per le proprie qualità – ma conteranno quanto un due di briscola nell’Unione Europea, nell’Aerea Schengen e nell’Eurozona.  A chi pensava di poter spendere in ambito continentale – al nuovo grido di «meno Europa, più poltrone» – quella che è stata un’apprezzabile affermazione locale, non è restata che l’arma del ricatto. A cominciare da quell’inspiegabile rifiuto della riforma del MES . Un tabù ideologico giustificato da «un a noi non serve» degno di un titolare di auto blu con autista, pronto a lasciar incendiare l’autobus perché tanto a lui «non serve». Un sassolino vigliaccamente gettato fra gli ingranaggi in grado di minacciare tanto la stabilità che l’apprezzamento sui mercati della valuta Euro. Manovre di palazzo (ma non si erano impegnati a metterci fine?) in attesa di una sperata

Tra forme e riforme

Tra i più discutibili lasciti di Silvio Berlusconi, incinerato nel corpo ma sempre vivo sulla scheda elettorale, c’è l’invenzione – degna di un comunicatore nato – di un nuovo lessico, improprio quanto premiante, grazie al quale impresari e industriali son stati rietichettati come «imprenditori»: termine onnicomprensivo che ha finito col raccogliere sotto la propria larga ala anche artigiani e dettaglianti, tassinari e rappresentanti di commercio, pubblicitari e modelle, idraulici e calzolai. E che dire della promozione ad « escort » di chi, sin dai tempi di Eva, usava praticare un ben più umile e disperato mestiere?  Non diversamente è stato imposto l’uso di chiamare pomposamente «governatore» il coordinatore della giunta regionale, sorvolando sul fatto che il governatore (quello vero) è un capo di Stato con poteri di grazia e di guerra. Infine, particolarmente apprezzato dai giornali per la brevità tipografica, ha trovato spazio l’improprio appellativo di « premier » in sostituzione