La nebulosa figura politica di Carlo Calenda ricorda certi esperti di musica che, pur schifati dalle dissonanti melodie che si ascoltano in radio o dall’immondizia canora dei festival televisivi, forti di solidissima cultura e idee chiarissime su quel che la colonna sonora dei nostri tempi potrebbe e dovrebbe essere, sono purtroppo incapaci di suonare qualsiasi strumento, e non han dunque modo di convincere il pubblico della bontà delle loro intuizioni. Così, malarmato come un gallo desideroso di volare più in alto del falco, se solo lo potesse, l’animo sincero, passionale e generoso di Calenda si ritrova costretto a razzolare nei bassi cortili della politica. Dove abbondano i lupi. Come un Don Chisciotte e un Sancio Panza riuniti nella stessa persona, Calenda alterna l’incosciente purezza di un animo votato alla lotta con la saggia prudenza di chi ha quotidiana esperienza del mondo reale. La componente donchisciottesca ha fatto sì che presto cadesse tra le fauci del Gattovolpe fior
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.