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Visualizzazione dei post da novembre 24, 2024

La rivolta dei cowboys

L’America si prepara alla guerra.  A meno di un mese dall’insediamento del secondo governo Trump, la squadra del presidente somiglia sempre più alla corte di un sultano che non a un governo federale, attento alle necessità dei cinquanta Stati che ne fanno parte.  Con la sola esclusione dei fondamentali ministeri degli Esteri e del Tesoro, affidati ai due soli esemplari di specie umana presenti nella squadra (Marco Rubio e Scott Bessent, ha affidato ogni altro dicastero ad una schiera di burattini pronti a parlare con la sua voce, imitare le sue smorfie ed esporsi al suo posto.  Così ha voluto l’America. Forse conscia del fatto che per scontrarsi contro autentici sultani, come da sempre lo sono Putin, Kim Jong o Xi Jinping, non esista altra salvezza se non quella di contrapporgli un altro monarca assoluto. Possibilmente più forte di loro. Come sperare altrimenti di vincere, contro uomini in grado di decidere in pochi secondi, quando le procedure democratiche soffrono invece dell’inevita