Se la sala è vuota, sarà colpa del pessimo spettacolo o della «irreversibile crisi del teatro»? Sarà per via di un pubblico sempre più involuto e ignorante, o dei guitti incapaci di stare su di un palcoscenico? Sarà stato indigesto il copione o ignobile la recitazione? O entrambe le cose? Se la domanda la si rivolge a un attore, egli non potrà che accusare il brutto copione: — Non ci son più i grandi autori di un tempo! Se la si porge a un autore, certo se la prenderà col pubblico bue: gente sempliciotta ed ingrata, incapace di comprendere una scrittura d'avanguardia. Se la si indirizza ad uno degli (scarsi) spettatori, quello si lamenterà delle ore perse davanti a uno spettacolo tanto insulso quanto inguardabile. Stavolta, alle elezioni amministrative e referendarie di metà Giugno, ad andar deserte son state le urne, non le platee. Affluenza del 20,9% tra gli aventi diritto al voto per i cinque referendum; del 54,7% per il primo turno delle comunali. Anche in questo caso, autori
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.