Passa ai contenuti principali

Post

Visualizzazione dei post da ottobre 6, 2024

Spiegabile, ma ingiustificabile

Spiegabile, ma ingiustificabile, la decisione israeliana di sparare sulle forze di interposizione ONU in Libano. E se non è stato difficile, per Netanyahu, chiamar prudentemente «incidente» i colpi del 10 Ottobre, certamente lo è riproporre la medesima definizione per quelli sparati sul medesimo obiettivo il successivo 11 Ottobre.  La spiegazione delle autorità israeliane, giustamente pretesa da tutte le nazioni impegnate nella missione UNIFIL ( United Nations Interim Force In Lebanon ), Italia in testa, è stata quella che proprio nei dintorni delle basi erano con tutta probabilità operative alcune rampe di lancio dei missili di Hezbollah.  Ciò che rende quella spiegazione del tutto ingiustificabile, invece, è il fatto che qualsiasi azione in tal merito poteva (e doveva) esser concordata con quelle stesse forze di interposizione, presenti in regime di extraterritorialità, interessate non meno di Israele a ripulire il Libano di criminali sciiti che vorrebbero impadronirsene. La missione

Più della falce, poté il martello

Il campo c'era. Neppure difettava il concime. Coltivatori, poi, ce ne stavan fin troppi, ciascuno convinto della propria scienza. Eppure il campo non s’è allargato. Anzi, i litigiosi confinanti han rialzato di qualche centimetro i recinti, aggiungendo filo spinato soprattutto là dove s’affacciava quel minuscolo fazzolettino di terra proprietà d’un certo zappatore toscano.  Più della falce, poté il martello. Ed il campo sparì.  E se il problema fosse nelle piante, evidentemente aduse a piantarsi l’una con l’altra? Si trattasse solo di quello, sarebbe sufficiente estirpare le erbacce (tante) e curare le piante utili (poche): le sole in grado di dare frutti. Ma per farlo occorrerebbe un vero agricoltore, buon intenditore tanto delle piante come del terreno, ben attrezzato e desideroso di accrescere non solo la quantità, ma anche la qualità del raccolto. Non è certo questo il ritratto dell’attuale piddì, idra politico dalle poche teste e dalle troppe gambe, indirizzate ciascuna in dire