Non basta l’inferno della banlieue per spiegare quell’inattesa corsa verso il precipizio in cui la Francia ha deliberatamente scelto di impegnarsi. Non basta. Perché le medesime spinte suicide paiono oggi animare gli Stati Uniti d’America, figli anch’essi di quel medesimo pensiero illuminista che segnò in Francia la nascita dell’Età Contemporanea. Il mondo è alla vigilia di grandi cambiamenti, come lascia intendere il crescente scalpitare di Paesi un tempo invisibili, dalla Russia all’India, alla Cina. Un ribollire non sempre sommesso smuove l’intero Occidente, dalla Sicilia alla Svezia, dalla California al Giappone. Alla radice del mutamento c’è la fine, nel mondo occidentale, di quella che è stata definita l’«Età Industriale», figlia di quel fulmineo cambio di passo del mondo che fu la Rivoluzione dell’Ottantanove, e da essa storicamente inscindibile. Monarchie ed imperi non han mai sentito il bisogno di dar vita ad una grande industria. Han sempre vissuto di rendite, piuttosto c
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.