Dieci risposte per dieci domande. 1. Il piddì è un partito di sinistra? Occorrerebbe definire in primis cosa mai si intenda per «sinistra». Ogni volta che qualcuno si accinge a farlo, l’esito è l'istantanea nascita di un’ulteriore formazione politica. Ovviamente «di sinistra». Anzi, della «vera e autentica» sinistra: Marx e Lenin, ma anche Stalin; Trotzky, ma anche la piccozza che lo ha steso; Palmiro Togliatti, ma anche Enrico Letta; l’aria pesante delle sezioni, ma anche la moquette dei consigli di amministrazione; la lotta, ma anche il governo. In un infinito susseguirsi di ossimori. Ma se per «partito della sinistra» si vuol indicare il partito marxianamente e non marzianamente inteso, ossia l’organizzazione grazie alla quale una classe sociale emergente e avanzante (il proletariato) sostituisce al potere una classe sociale corrotta e decotta (la borghesia) con le buone (il voto) o con le cattive (la rivoluzione), ebbene: «quella» sinistra non ha più alcuna ragion d'esse
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.