I cinquegrilli scoprono l’«equidistanza»: né con la Russia, né con l’Ucraina. E lanciano l’idea di una grande marcia «per la pace», pensata sul modello delle grandi processioni medievali contro la peste, la siccità, le carestie, le cavallette, il colera. Nella ferma convinzione che la pubblica autofustigazione, unitamente ai canti, alle preghiere e alle alte grida, non potrebbe non restituire automaticamente pace e prosperità al mondo intero. Con una sostanziale differenza, rispetto ai più convinti penitenti dell’età oscura: un conto era il chieder perdono ai Cieli affinché lenissero quelle che si pensava esser punizioni di provenienza divina; un altro è implorare clemenza ad un crudele assassino dai cui colpi le vittime cercan soccorso, così da potersene in qualche modo difendere. Un Dio merita certamente ogni supplica o preghiera. Un assassino no. Fingere di non comprenderlo si chiama vigliaccheria: degna di chi si è sempre dichiarato «né di destra, né di sinistra» e che, evitando a
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.