È pur vero che se in tempi di pace vince chi ha ragione, in tempi di guerra ha ragione chi vince. Ma vincere non basta, perché una guerra la si può vincere ricoprendosi di onore o macchiandosi di disonore. Come un pugile che affronti sul ring una vecchina malata, e poi pretenda di vantarsi del risultato. L'anziana donna cercherà di difendersi, a morsi o a colpi di bastone e, sebbene condannata a perdere, avrà comunque perso con onore. Il pugile, nonostante i servili e interessati applausi, avrà certamente vinto. Ma non certo con onore. — Che cambierà mai? — potrebbe osservare qualcuno — Chi ha vinto ha vinto e chi ha perso ha perso, e sarà comunque il vincitore ad imporre la sua legge. Cambiano molte cose. Cambia soprattutto la durata del nuovo ordine imposto dal vincitore. Nell'ultima guerra i Tedeschi hanno invaso e conquistato molte nazioni, ma con estremo disonore, accanendosi con la forza della superiorità bellica non contro i forti ma contro i deboli, i civili, gli i
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.