Anche l’asino, quando raglia, una nota musicale involontariamente la emette. Una sola, s’intende: cosa che differenzia l’asino da Beethoven. Ma pur sempre una nota. Allo stesso modo anche Salvini, quando dà fiato alla bocca, è possibile che esprima a sua insaputa un’idea in qualche misura condivisibile. Una sola, s’intende. Una per decennio. Ma pur sempre un'idea. È per questo che quassù si guarda con interesse alla proposta di portare a termine la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, in gran parte già progettato. — È un’opera inutile! — sbraitano gli autoetichettatisi «progressisti», fautori in realtà di infinite decrescite infelici, mentre sventolano i loro rapporti costi-benefici. Quasi che un sogno lo si potesse misurare con metro e bilancia, alla maniera dei mercanti, e non da sognatori e visionari: soli ed unici artefici di ogni vero progresso. Ignorano, i poveretti, che nulla è più utile delle opere inutili. Cosa sarebbero Parigi senza la Tour, New York senza
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.