L’ambasciata russa in Italia, un tempo adusa ad esprimersi con vellutate parole e compiacenti sorrisi di austeri diplomatici in feluca, marsina e spadino, ha scelto ancora una volta di affidare a Facebook le proprie comunicazioni ufficiali, intervenendo a gamba tesa sull’imminente scadenza elettorale con una sequenza fotografica che mostra il morituro Putin posare scherzosamente coi principali leader politici italiani. Vecchie foto, ampiamente giustificate dai passati ruoli istituzionali dei personaggi coinvolti, epperò condite da minacciosi sottintesi di gusto ricattatorio, degni di un insoddisfatto hater quattordicenne a corto di alcol. Se è questo il linguaggio diplomatico dei Russi, verrebbe da pensare, figuriamoci quello da taverna. Per non parlar della caserma. Giusto per non lasciar spazio all’immaginazione, un pronto esempio di quell’aulico idioma giunge quasi immediatamente dalle sprezzanti labbra dell’aiuto gorilla Lavrov, che di quella diplomazia sta a capo. Con un breve
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.