Non hanno vinto «i migliori», perché di «migliori» in gara non ce n’erano. Hanno perso i peggiori: perché di «peggiori», invece, ce n’eran tanti. Eccome se ce n’erano. C’era in primo luogo Marine Le Pen, erede di un governo nazista che ha scritto a Vichy alcune pagine tra le peggiori della Storia di Francia, a cui sognava di aggiungere nuovi oscuri capitoli. C’era Melanchon, da troppi oggi acclamato come trionfatore, ma di fatto impedito ad incassare la vincita, conquistata non dal suo partito, ma da un disordinato mosaico che spazia dai saccheggiatori di piazza fino a quei socialisti che si riconoscono nell’irreprensibile figura dell’ex presidente Hollande. C’era lo stesso Macron, costretto ad imporre ai Francesi crescenti sacrifici – a fronte del più alto debito pubblico d’Europa – ma evidentemente privo di quel carisma e di quel favore popolare che in tempi assai peggiori consentirono ad altri di chiedere alla propria gente lacrime, sudore e sangue. Ottenendoli. Ciascuno di
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.