C’era una volta «la» Televisione. Con tanto di iniziale maiuscola e articolo determinativo femminile singolare. Singolare, perché singola: esisteva una sola Televisione, con un solo canale in bianco e nero. Neppure per tutto il giorno, ma solo alla sera. Unica eccezione: la «TV dei ragazzi», dalle 17:00 alle 19:30. Poi arrivava «Carosello», la sola forma di pubblicità allora consentita, travestita da minispettacolo e con assoluto divieto di mostrare superalcolici, tabacco, autovetture e altri strumenti di tentazione, quindi «il» telegiornale, poi qualche programma di inchieste, un quiz, un adattamento teatrale, un vecchio telefilm. Il film, vecchio anch’esso quanto basta, un sol giorno alla settimana: rigorosamente di lunedì, quando i cinema, quelli veri, ancora contavano gli incassi della domenica. Alle 23:00 sigla: «Fine delle Trasmissioni». E tutti a nanna. La Televisione (quella con la «T» maiuscola) svolgeva effettivamente un servizio pubblico. Programmi come «Non è mai troppo t
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.