Giungono fin quassù gli strepiti del mercatino elettorale appena aperto nell’assolato Stivale. Che al mercato si strilli, è cosa normale: «Non siamo mica al mercato!», è il consueto rimprovero con cui si tacita una compagnia indecorosamente rumorosa. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso: il chiasso degli improperi e degli sberleffi indirizzati al banchetto del vicino supera in intensità le sperticate lodi e le miracolose promesse circa la bontà e la genuinità del prodotto esposto. Le leggi dell’acustica stabiliscono una proporzione inversa tra i decibel emessi dal venditore e la puzza del pesce che espone sul banchetto: più il pesce è guasto, più elevate son le grida di chi tenta di venderlo. Ma se il pesce è guasto ovunque, ancor più forti delle lodi tuonano le accuse nei confronti del pesce del vicino: solo indiscusso responsabile del puzzo che indiscriminatamente infesta l’intera area di vendita. Così, tra promesse di sconti sottocosto e giuramenti di inimitabile qualità, i consuma
423 anni dopo il primo arrivo in Paradiso, confinato su una nuvola periferica al numero 22.676, ho finalmente conquistato le ali di angelo di terza categoria, col diritto ad alloggiare nella più signorile Nuvola 37. Ed è da qui che vi scrivo, per ringraziare l'umanità che con le sue eterne stupidaggini allieta le giornate di noi alati. Senza di voi, non avremmo che noia eterna. Grazie a voi, invece, non mancano occasioni per ridere, arrabbiarci, sbeffeggiarvi. In una parola: per vivere.