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Il tempo della forza

Quale libro abbiamo preso dallo scaffale? Cosa stiamo leggendo? Di un Donald Trump Padre Onnipotente che caccia l’Europa dall’Eden, colpevole d’aver colto il frutto proibito del progresso e del libero pensiero? O di un Enea irriconoscente che getta a terra il vecchio padre Anchise, per troppo tempo portato sulle spalle mentre fuggiva dalla guerra?

Con chi abbiamo a che fare? Col papà che caccia giustamente da casa il pargolo ormai adulto, cresciuto e ben pasciuto, augurandosi che sappia badare a sé stesso, o col figlio snaturato che si disfa dell’anziano genitore per disporre di più denaro e tempo libero? Per uscire la notte, stuprare e drogarsi? 

Il dramma che il mondo sta vivendo, da un mese a questa parte, è che entrambe le possibili risposte sono del tutto esatte. Almeno per quel che riguarda l’Europa. 

È esatto affermare che i Paesi europei han prosperato per decenni sapendo di poter investire nella crescita quei denari che altri erano invece costretti a destinare alla difesa. E la prova di ciò sta nel fatto che, tra le nazioni che maggiormente hanno beneficiato del boom economico postbellico, compaiono non a caso Germania, Italia e Giappone: quegli Stati sconfitti ai quali, coi Trattati di Parigi del 1947, è stato formalmente impedito di riarmarsi. 

Che sia forse giunto per l’Europa il tempo – ora che è pacificamente risorta ed un’Unione Europea esiste (per quanto Unione e non Stato: dunque senza confini certi, senza moneta, senza poteri esecutivi) –  di iniziare a comportarsi da adulta e badare a se stessa? Magari facendosi Stato ed imparando a difendersi senza l’aiuto del babbo? 

È tuttavia altrettanto vero che l’Enea-USA, condotto con fatica in salvo l’Anchise-Europa, sentendo anch’egli il peso dell’incipiente vecchiaia (insieme allo scalpitare di una sempre più ingombrante Cina, di un’agile giovane India, di un’adolescente Africa e tante altre nuove realtà a cui badare) ambirebbe liberarsi del peso di una Storia passata non sua, ereditata dal vecchio continente, così come delle briglie di un moralismo ideologico degenerato nel Nuovo Mondo nei freni di una rete di privilegi abilmente occultati tra le pieghe del pensiero woke

La buona notizia è che si tratta comunque di una lite in famiglia, confinata tra vecchio e nuovo continente. Chi volesse negarlo e lanciare fuoricampo la palla, nel tentativo di globalizzare una questione che resta invece strettamente atlantica, altro non otterrebbe che nascondere o rinviare la vera sostanza della questione: o l’Europa si fa Stato, e diventa adulta, sollevando gli USA tanto dai suoi doveri di balia (postbellica) che da quelli di badante (di un continente vecchio e debole), o è destinata a rivivere – dalla parte sbagliata – quell’età coloniale che la vide un tempo protagonista.   

Solo un’Europa che si facesse Stato potrebbe fare a meno di uno Stato più grande che le faccia (imperialisticamente) da ombrello.  

Uno Stato Europeo che fosse realmente tale consentirebbe, tra l’altro, di superare le restrizioni imposte dai citati Trattati di Parigi, che limitano per l’Italia (artt. 61-66) a 250.000 il numero di militari e addetti, carabinieri inclusi; a 350 gli aerei da ricognizione, combattimento e trasporto; a 25.000 il numero di aviatori e marinai. Insieme al divieto di armare velivoli da bombardamento o qualsiasi altro armamento a medio e a lungo raggio. 

Un esercito europeo nuovo di zecca non sarebbe invece soggetto ad alcuna limitazione. Avrebbe di contro una sola ineludibile necessità: poter disporre di una linea di comando, dunque di una politica estera comune. Quindi della costituzione di un nuovo Stato: uno Stato Federale nel quale non occorre confluiscano tutti i 27 Stati dell’Unione. Perché lo Stato Federale Europeo non dovrà nascere in luogo dell’Unione, ma accanto all’Unione . Così come accanto all’Unione Europea già oggi esistono le differenti unioni dell’Eurozona o dell’Area Schengen,  l’adesione alle quali non è affatto obbligatoria per gli Stati UE ed è invece aperta anche agli Stati extraUE.

Allo stesso modo un nuovo Stato Federale Europeo potrebbe inizialmente nascere per libera scelta di quei Paesi che decidano di costituirlo, aperto anche all’adesione di nazioni extraUE, come ad esempio (auspicabilmente) il Regno Unito.

Due son le sole cose certe: 1) Enea o Padreterno che sia, gli USA non sono e non saranno più la nostra casa, quand’anche mai lo fossero stata; 2) uno Stato Federale Europeo non è ormai soltanto un’opzione, ma una necessità. Un’improcrastinable necessità. 

Per la vecchia/nuova Europa è giunto il momento di camminare sulle proprie gambe. 

La salute c’è, i muscoli meno. Non resta che farseli.          

 

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