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Viva io!

È un ortaggio ululante quello che dal proscenio di Atreju chiude la manifestazione del partito neofascista in una delle location predilette da quel che cent'anni prima fu il Partito Nazionale Fascista. 

Sul cartello alle spalle, un evidente errore di sintassi «La via italiana», in luogo del più consono «Via la Italiana». Accanto, una motopippa (Milei). Sotto, le mezze pippe. Plaudenti. 

Facile giocare in casa: io contro io, vince sempre io. Apparentemente. Perché sfuggire ad ogni confronto è già di per sé un segno di debolezza. 

Dal palco, l’ortaggio si è scagliato in particolare contro tre figure assolutamente innocue: l’armocromista (più interessata a recitare vecchie battaglie già vinte, che non a combatterne di nuove), l’anziano e pacioso mancato Presidente della Repubblica (vittima di fuoco amico), il pari urlante sindacalista d’assalto tesseratore di inermi pensionati. Facili nemici, per vincere facile. 

Nemici sì, ma di chi? Del presidente del Consiglio? Della senatrice? Del capo partito? Del capopopolo?

Perché lì sta l’inghippo: solo in Italia è consentito ricoprire così tanti ruoli in nettissimo contrasto tra loro.

Se il Governo è un potere costituzionalmente indipendente e separato dal Parlamento, altrettanto indipendente e separato dovrebbero esserlo la persona del ministro da quella del senatore. E nel momento in cui un ministro giura di servire «esclusivamente» lo Stato, come può al medesimo tempo guidarne invece una sola parte (il proprio partito), anziché – come promesso – escluderla?

Eppure è questo quel che chiunque ha potuto vedere e toccare con mano, nella millenaria arena fascista: un ortaggio-ministro che dialoga con capi di Stato motorizzati o meno, un ortaggio-senatore che si scrive da sé le leggi, un ortaggio-capopartito che sbeffeggia gli (immaginari) avversari, un ortaggio-capopolo che aizza la folla con urla sguaiate e sberleffi indegni della carica (cariche) che ricopre.

Rivendicando senza tema di smentita un’Italia mai così ricca, mai così sicura, mai così ordinata, mai così invidiata, mai così felice. 

Soggetto fantasioso ma perfetto per un film natalizio, se ancora esistessero i cinema. E se ancora esistesse un’Italia, avviata com’è verso un’autonomia differenziata destinata a frammentarla in minuscoli pezzi. 

Buoni per la raccolta (quella sì) indifferenziata. 


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