Sconcertanti non solo perché la responsabilità del misfatto ricade comunque su un precedente governo di opposti orientamenti politici ma, soprattutto, per la quantità di ingiustificate (e ingiustificabili) panzane espresse in merito da parte dell’attuale potere esecutivo.
Il presidente del Consiglio ha dichiarato che: «Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno condannato il governo a risarcire un gruppo di immigrati illegali trasportati dalla nave Diciotti [falso: immigrati ancora non lo erano, non avendo superato alcun controllo di frontiera, irregolari tampoco, sempre per via dei mancati controlli. Tecnicamente parlando, si trattava – fino a quel momento – di “naufraghi salvati in mare”] perché il governo di allora, con Ministro dell'Interno Matteo Salvini, non li fece sbarcare immediatamente in Italia [falso: sbarcare in porto non significa “sbarcare in Italia”: l’Italia incomincia al di là della barriera doganale, dopo il controllo dei passaporti e dei visti. Se i naufraghi fossero scesi in banchina, NON sarebbero stati in Italia, ma nella zona franca che precede i controlli di frontiera]. Lo fanno affermando un principio risarcitorio assai opinabile [opinioni sempre legittime, ma ben diverse, nel valore, da una sentenza di Cassazione], quello della presunzione del danno, in contrasto con la giurisprudenza consolidata e con le conclusioni del Procuratore Generale [ancora opinioni contro conclusioni]. In sostanza, per effetto di questa decisione [non “decisione” ma “sentenza”: non libera scelta di qualcuno, ma delibera obbligata dal dettato della legge] il Governo dovrà risarcire – con i soldi dei cittadini italiani onesti che pagano le tasse — [falso: le tasse le paga anche chi cittadino italiano non è, e in ogni caso andrebbero bene anche i soldi dei governanti disonesti di ieri] persone che hanno tentato di entrare in Italia illegalmente [falso: non è dimostrabile che avessero l’intenzione di farlo], ovvero violando la legge dello Stato italiano [falso: sbarcando non avrebbe violato alcuna legge. Per farlo avrebbero dovuto tentare di oltrepassare la frontiera doganale senza documenti validi, nel qual caso sarebbe stato dovere della polizia di frontiera bloccarli sul confine]».
Dal canto suo, il vicepresidente del Consiglio rincara la dose, sia pure in pessimo Italiano: «Sentenza vergognosa [vergognosa certamente, per chi ha motivo di vergognarsene], perché mi sembra un’altra invasione di campo indebita [quale campo? Se pure potesse configurarsi un contenzioso, lo sarebbe tra magistratura e parlamento, autore delle leggi che han determinato la sentenza; non certo tra magistratura e governo, accomunati nel dovere di applicarle]. Se quel Governo riteneva [sic!] che la difesa dei confini, il contrasto all’immigrazione clandestina e il contrasto al traffico di esseri umani era [sic!] una priorità, io ritengo che, ad anni di distanza, chiedere che siano i cittadini a pagare [perché solo i “cittadini” e non chi cittadino non è?] per la difesa dei confini di cui ero orgogliosamente protagonista, sia indegno. Pagassero i giudici [perché, nel caso, i “giudici” e non gli altri magistrati?], se amano particolarmente i clandestini [falso: se anche li amassero, i 177 ospiti della nave non erano ancora “clandestini” ma naufraghi; lo divennero in seguito, clandestini, grazie agli omessi controlli di frontiera, di competenza esclusiva del governo], ne accolgano un po’ a casa loro. Se di fronte allo splendido palazzo della Cassazione allestissero un bel campo Rom o un bel campo profughi [che c’entrano i profughi o gli zingari con l’immigrazione clandestina? I profughi, in Italia, godono di protezione umanitaria come da art. 10 Cost., e gli zingari hanno documenti sempre in perfetta regola, rilasciati da quei Paesi che non vedono l’ora di liberarsene] qualcuno cambierebbe idea [ma una sentenza non è un’“idea”: è un atto pubblico. E non si può “cambiare” se non per mano di un tribunale superiore alla Cassazione. Che però non esiste].
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