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Figli del nulla, padri di nessuno

Orgogliosi nella loro naturale pochezza e vigliaccheria, i senatori di fede contiana han facilmente affossato in Senato il governo di cui fanno parte, senza neppure la coerenza e l’eleganza di dimettersi dai ministeri ai quali restano fino all’ultimo imbullonati.

Forse in casa cinquezampe la vigliaccheria la scambiano per coraggio, non avendo di quest’ultimo mai avuto notizia. 

Illustriamoglielo. Coraggio è quello del terrorista che, nella sua malvagità, rischia comunque la vita per dirottare l’aereo. Vigliaccheria è quella del copilota che, nella sua stupidità, lo butta giù deliberatamente giusto per fare un dispetto al comandante che gli sta accanto. 

Calza a pennello la definizione dello storico economista Carlo Cipolla: «Lo stupido è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé, o addirittura subendo una perdita».

Chi è stato danneggiato, oggi, dal vile sabotaggio dei fannullisti terrapiattisti? 

Innanzitutto, il Paese. Secondariamente, loro stessi. 

Hanno danneggiato il Paese nell’intento di privarlo di una tra le figure in questo momento più accreditate sullo scacchiere internazionale, alla vigilia di una lunga stagione di guerre che riscriverà gli equilibri geopolitici del pianeta, purtroppo annunciata dal quotidiano accavallarsi di evidenti segnali di crisi energetica, economica, alimentare, militare. 

Il blocco dell’azione di governo, inoltre, puntualmente accompagnato dall’esplodere dello spread, dal calo delle borse e dalla caduta dell’euro, interrompe il processo virtuoso che avrebbe potuto garantire al Paese l’erogazione dei fondi europei del PNRR. Affossato anch’esso. 

Ma i cinquemenomeno hanno anche danneggiato se stessi, mostrando al mondo non solo la congenita vigliaccheria che li anima, ma anche l’assoluta mancanza di una visione politica di medio e lungo termine, l’inettitudine che impedisce loro di elaborare una qualsiasi proposta costruttiva e non distruttiva, l’incapacità di risolvere i tanti conflittuali pregiudizi ideologici che li dividono. 

Condannati all’inferno dell’oblio, qualcuno di essi ha già abbandonato la nave. Altri si aggrappano con le unghie al relitto che affonda, incolpando del disastro il mondo (rigorosamente piatto) e i pianeti limitrofi, nell’incapacità di guardarsi allo specchio ed avviare una seria e profonda autocritica.  

L’Italia, sopravvissuta a mille guerre e a cento disastri, supererà anche questo insignificante incidente. E il ricordo dei vaffangrilli si perderà in qualche minuscola annotazione sui libri di Storia: farsesca riedizione dell’Uomo Qualunque, figli del nulla e padri di nessuno.

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