Passa ai contenuti principali

Bulli e bulloni

Un bullo con la pochette elegantemente ripiegata nel taschino del doppio petto non lo si vedeva dai tempi di Al Capone, e ovunque ci saremmo aspettati di vederlo tranne che a Roma, nelle vesti di un ex presidente del Consiglio e neo presidente dello zoo – pardon: bioparco – a cinquezampe. 

Deve aver studiato assai, il guardarobiere pugliese, nel tentativo di interpretare credibilmente il difficile ruolo del cattivo. 

In parte c’è riuscito. Ma con la voglia di strafare tipica dei principianti, alla fine si  è rivelato cattivo innanzitutto con se stesso. 

Al momento, infatti, pare che dalle sue intemerate abbia guadagnato ben poco. 

Un po’ come quel mendicante della storiella che, smesso per una volta il consueto fare umile e accondiscendente di chi ha tutto da chiedere e nulla da offrire, bussò un giorno con particolare determinazione, quasi con violenza, all’uscio di un notabile del villaggio. 

All’affacciarsi sulla porta del padrone di casa, irritato da tanto fracasso, il questuante con sguardo protervo e voce stentorea intimò: — Fatemi l’elemosina! Se no…

Alla quale velata minaccia il notabile, ponendo già mano al bastone, replicò: — Se no?

— Se no… — rispose il questuante con toni improvvisamente acquietatisi — Se no… me ne vado!

E, voltate le spalle, se ne andò. 

Senza niente in mano. 

Conte, stavolta, rischia di uscirne anche peggio. Non soltanto senza niente in mano, ma rimettendoci del suo. A cominciare da quel po’ di rispetto e credibilità faticosamente conquistati in due legislature difficili, ma comunque portate a termine; o dai punti guadagnati con l’epica ramanzina al papeetaro pronto alla rivoluzione in bermuda; o dall’aver tenuto testa al Grillo ungendogli a dovere l’anima genovese. 

E adesso? Adesso il Conte che non conta non solo ha perso la faccia, e con essa un futuro nelle istituzioni di questo e di qualsiasi altro pianeta, ma rischia di rimetterci anche il partito, ormai lanciato verso il baratro di una terza scissione, coi taverniani (nomen omen) pronti a buttarsi tra le braccia di Di Battista e i suoi tre ministri – con relativo stuolo di funzionari e sottosegretari – ben determinati a mollarlo per seguire la via britannica. 

No: non quella di Alexander Boris de Pfeffel Johnson, detto BoJo, che a differenza loro ha trovato infine il coraggio di dimettersi. 

Britannica nel senso di «inglese». O meglio: della poderosa chiave inglese con la quale i tre beneficiati vanno da tempo serrando i bulloni che li tengono saldamente ancorati alle poltrone. Un tempo denigrate ed oggi pienamente integrate coi loro corpi e, se ne possedessero una, anche con le loro anime. 

Sicut transit gloria mundi. Miliardi e miliardi di stelle furono create in un sol giorno: il quarto. Pazienza se d'ora in poi ne mancheranno cinque. Pochi se ne accorgeranno. 

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Elogio del «Non ancora!»

Se solo gli umani sapessero quanto tutto quel che più li preoccupa appaia più chiaro, visto da quassù!  C'è voluta qualche decina di migliaia di anni prima che i terrestri accettassero l'idea che la Terra fosse tonda (e molti ne restano ancora da convincere). A noi, da quassù, è sufficiente affacciare il naso  fuori  dalla nuvola per osservare il pianeta ruotare maestoso nel cielo.  Allo stesso modo ci stupiamo nel vedere i suoi abitanti consumare in sterili diatribe buona parte delle loro altrimenti fortunate esistenze.  Ed è buffo che spetti a noi, che vivi più non siamo, insegnare come vivere ai viventi!  Non meravigliatevi dunque se tra i nostri compiti vi è anche quello di elargire di tanto in tanto qualche angelico consiglio.  Il suggerimento di oggi è che gli umani aboliscano definitivamente l'uso del SÌ e del NO. Causa prima e perniciosissima di gran parte dei loro mali.  Dicono i Romani (queli de Roma, no' queli de Caligola): «Con un SÌ ti impicci, con un NO ti

La Quarta Europa

Mentre dalle frontiere ucraine i venti di guerra bussano prepotentemente alle porte, l’Unione Europea – o, per meglio dire, alcuni degli Stati membri, in particolare la Francia – avvertono l’urgenza di rafforzare la difesa europea, più che dimezzata dopo la Brexit e frantumata in 27 eserciti che non comunicano tra di loro. Uno solo dei quali (quello francese) dotato di armamenti moderni e basi all’estero, ed altri – come in Italia e in Germania – ancora limitati dai trattati di pace del 1947. A voler parlar sinceramente, una vera Difesa Europea non esiste. Esistono eserciti nazionali, mal coordinati ed in diversa misura armati. Forse capaci di distinguersi in circoscritte missioni di pace o di ordine pubblico, ma non certo in grado di rispondere in modo efficace alle crescenti minacce di una o più grandi potenze nucleari.  Come di fatto in questi giorni avviene.  Esiste una NATO, certo: un’alleanza difensiva sovraeuropea mostratasi in grado di proteggere il continente per un tempo fin

Dieci sconfinate menzogne

1) Le frontiere fra nazioni non hanno più alcuna ragione di esistere. Chi davvero lo pensa, dovrebbe per coerenza lasciare aperto di notte il portone di casa.  Quel che fa di un edificio un’abitazione son proprio le presenze umane che lì ci vivono, e il portone di casa è il limite che segna il confine tra il mondo di dentro (tendenzialmente amico) e il mondo di fuori (tendenzialmente nemico).  Starsene in casa propria non significa però autocondannarsi agli arresti domiciliari. Il portone lo si apre più d’una volta: per accogliere le persone gradite che vengono a farci visita, ma anche chi lo varca per ragioni di lavoro, dal portalettere all’idraulico. Talvolta anche per il mendicante che bussa alla porta in cerca di qualche elemosina.  Resta però ben chiuso di fronte a chi pretende di entrarvi di nascosto e con la forza. Peggio ancora se nottetempo, dal balcone o dalle finestre.  C’è un campanello. Suonarlo significa chiedere il permesso di entrare. Concederlo o meno, resta una prerog