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Sardine affumicate

Nella penuria di testimonial da mandare in tivù alla vigilia dell’eroica battaglia parlamentare piddina sulla cannabis, la protosardina Santori (più canna-tris che cannabis) fa outing e pubblicamente confessa che a lui le canne piacciono. E mica da oggi.
Niente da eccepire contro il simpatico animatore di piazza: a) in tempi di libera eutanasia, ciascuno è libero di stendersi quando e come preferisce: non è punibile il suicidio, ma giusto l’istigazione; b) in Italia il possesso e il consumo personale della cannabis è pienamente legale [referendum 1993]; quel che resta illegale sono la produzione e la vendita.
Nel caso del cupleiforme, tuttavia, il suo reato non consiste nel porto abusivo di cannoni, ma nella coltivazione casalinga delle piante e nella preparazione del prodotto finale. 
«È come un bicchiere di vino buono!», dichiara entusiasta il pesciolino cantabrico, sottintendendo il sussistere di un’ingiusta discriminazione tra i piaceri degli appassionati cannibali e quelli dei più fortunati consumatori di alcol e tabacco.
Nulla di più falso: anche per quanto riguarda l’alcol e il tabacco, quel che è perfettamente legale è soltanto il consumo, non la produzione. 
Tabacco e alcolici sono monopoli di Stato. I prodotti a base di tabacco possono essere commercializzati solo attraverso le tabaccherie di Stato da produttori autorizzati dall’Agenzia Dogane e Monopoli, che ne cura la distribuzione in Italia. 
Fumare sigari, sigarette e pipe è del tutto legale. Coltivare tabacco in casa e ricavarne prodotti da fumo resta invece illegale. 
Allo stesso modo la produzione per uso personale di bevande alcoliche (birra, vino, altre bevande fermentate e distillati) è regolata dal DL 504/95, che ne autorizza la preparazione domestica solo dopo il pagamento dell’accisa dovuta sulle materie prime e sul prodotto finito, con divieto assoluto di vendita o di spaccio. 
Bere un bicchiere di grappa è perfettamente legale. Produrlo per uso personale è consentito solo previo controllo e assolvimento degli oneri fiscali. Venderlo al pubblico, poi, comporta da parte dell'Agenzia un’autorizzazione preventiva dei processi produttivi e degli impianti. 
«Bere un bicchiere di vino buono», insomma, non è esattamente la stessa cosa che produrlo. 

Detto ciò, quel che desta scandalo non è certamente il fatto che il sardinomane ami spararsi di tanto in tanto una canna, come peraltro è solito fare circa il 20% dei giovani suoi coetanei in Italia. 
Quel che realmente indigna è che il piddì in quanto partito, nel collettivo sciorinamento di bandiere e bandierine che precede ogni consultazione elettorale, non abbia trovato nulla di più identitario, di più trainante e di più significativo che innalzare quelle un po’ mosce dello ius sòla e della canna libera. 
Quasi che il Paese non avesse altre più urgenti e più democratiche esigenze, volte a perseguire l'interesse dei molti e non il privilegio dei pochi. 
Come se Gramsci, Togliatti e Berlinguer, costretti a rivoltarsi come pale eoliche nei rispettivi sepolcri, fossero felici nel riscoprirsi – grazie ai loro insulsi eredi – più rossi da morti che da vivi.
Ma di vergogna. 

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