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Una pace «giusta»?


Una pace c’era già, in Ucraina, prima che la Russia di Putin gliela rubasse. 

La questione non è, dunque – come le anime belle sostengono – chi e come debba trattare, negoziare, adoperarsi, ottenere, raggiungere la pace. 

La pace, in Ucraina, non va «raggiunta»: va più semplicemente «restituita». Ed il solo che può restituirla è quel ladro che l’ha sottratta con la forza. Ossia Putin. Lui e soltanto lui. Non i suoi ultimi e penultimi simpatizzanti: si chiamino essi Trump, Musk, Conte o Salvini.

In luoghi e tempi normali, chi si ritrova vittima di un furto chiede aiuto alle forze dell’ordine. Forze di polizia alle quali il capo dello Stato demanda il potere di acciuffare i ladri. 

Quando invece una nazione ne ruba un’altra, nessun organismo ha il potere di dar la caccia al ladro, perché non esiste una «polizia del mondo». Esistono (esistevano) delle organizzazioni internazionali, come l’ONU, che han per scopo quello di offrire a nazioni altrimenti nemiche una tribuna dalla quale tentar di risolvere in un civile confronto ogni contenzioso tra Stati. 

Si tratta tuttavia, come dice il loro stesso nome («Nazioni Unite», prima ancora: «Società delle Nazioni») non di organismi dotati di poteri sovranazionali, ma di «unioni», in quanto tali prive di alcun potere legislativo o giudiziario. Come lo è, peraltro, la stessa Unione Europea: luogo di confronto e di dialogo tra nazioni vicine, ma per sua natura impotente. Di fatto e di diritto. 

Ogni delibera dell’ONU, per di più, è soggetta a un diritto di veto che può essere esercitato solo dai cinque Paesi fondatori (USA, UK, Russia, Francia, Cina) e da altri dieci eletti con mandato biennale. Che in tal modo ne decidono incondizionatamente l’orientamento politico e le sorti.

Ora che gli USA han deliberatamente scelto di allearsi con la Russia, se mai l’ONU avesse ambito proclamarsi «polizia del mondo», non sarebbe poi così dissimile da quella che caratterizzò la Chicago degli anni Trenta, in larga parte infiltrata dalle famiglie mafiose.

Che accadrebbe, oggi, in una città senza polizia, se una banda di ladri svaligiasse una banca? Le anime belle cercherebbero di convincere i ladri ad accontentarsi di una modesta parte del bottino? Ladri ancor più grossi cercherebbero di sottrarglielo? O, quanto meno, di spartirselo, promettendo loro l’impunità ? E che fare del direttore della banca rimasto al suo posto per tentar di difendere quanto meno l’edificio? Quando mai potrà – se lo potrà – riprendere ad operare la banca? E, soprattutto, basterà tutto ciò per ristabilire la pace in città? Esiste un modo?

Certamente esiste. O meglio, ne esiste soltanto uno: acchiappare i ladri e costringerli a restituire il maltolto. 

E se nessuno ha la forza, o un motivo, per farlo? 

I ladri esauriranno presto il bottino e, impuniti, avranno tempo, modo e agio di programmare il colpo successivo. Possibilmente più grosso del precedente. 

Fino a che, colpo dopo colpo, non si impadroniranno delle ricchezza dell’intera città. E ne diventeranno i padroni.

Allora sì che la pace sarà assicurata. 

Quella delle anime belle. Quella dei morti. 

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