Passa ai contenuti principali

Proporzionalità

L’Iran – che ha rivendicato oggi (4 Ottobre), per bocca del capo supremo Ali Hoseyni Khamenei, gli inauditi crimini del 7 Ottobre 2023 – è un Paese la cui superficie è oltre 74,5 volte più vasta di quella di Israele. Ma anche l’Iraq è 19 volte più grande, e la Siria 8 volte. Solo il Libano, quasi una Liguria del Medio Oriente, serrato com’è tra monti e mare, non arriva alla metà del piccolo Stato ebraico.

I nemici che lo circondano, pertanto, occupano in totale una superficie pari a 102 volte quella di Israele. 

Ciò nonostante, il clero che comanda in quelle quattro nazioni lamenta che i loro popoli siano spaventati e bullizzati da quel minuscolo francobollo di terra. Per giunta neppure interamente ebraico, ma condiviso con gli insoddisfatti nemici di casa: i Palestinesi. Che pur dopo esser stati schiavi per secoli – dal dominio ittita-babilonese a quello britannico, passando per Egizi, Romani, Bizantini, Arabi, Crociati e Ottomani – han rifiutato in armi quella Risoluzione ONU che già nel 1947 offriva ad essi la possibilità di costituirsi in libero Stato. Disposizione immediatamente respinta dagli stessi Palestinesi, così come dai falsi amici che gli stavano accanto. 

* * * * *

Oggi il cerchio si chiude. Ad un anno di distanza dall’intrusione dei «civili» di Gaza nel nord di Israele, il capo supremo dell’Iran si assume pubblicamente la paternità di quell’eccidio, dichiarando in tal modo che il suo Paese, fiancheggiato da Siria, Iraq e Libano, è da oggi ufficialmente in guerra contro lo Stato ebraico.  

Per vincere quel conflitto, ciascun Israeliano dovrebbe pertanto uccidere almeno 102 dei suoi nemici. E poiché di Israeliani, per mano dei «civili» di Gaza, ne son già stati proditoriamente uccisi almeno 1.400, per pareggiare i conti Israele dovrebbe eliminarne non meno di 142.200! 

Queste le esatte proporzioni. Assai meno, come si vede, di quelle poche decine di migliaia di vittime, neppure certificate, che oggi consentono a quei giovani che riempiono con striscioni e grida le confortevoli piazze d’Occidente, di accusare Israele nientemeno che di «genocidio»: accusa che rivela a un sol tempo la malafede, la vigliaccheria, l’inspiegabile rabbia e (quel che è peggio, per chi frequenta scuole da 100.000 dollari l’anno) la profonda ignoranza non soltanto della Storia, della Geografia e della Filosofia, ma persino della Matematica. 

Eppure, sarebbe sufficiente che uno soltanto di quegli studenti non-studenti si ritrovasse a dover subire un qualsiasi ingiustificato scherzo da parte di 10 o 15 dei suoi compagni di corso, per vederlo rifugiarsi sotto il banco e chieder strillando soccorso da un simile atto di bullismo! 

E se dovesse un giorno trovarsene intorno 102, di bulli, per giunta ben armati e accompagnati da amici ancor più grossi e numerosi?

Sarebbe una bella Olimpiade, quella dove gli incontri di calcio si giocassero in 11 contro 1.122, quelle di basket in 5 contro 510 e sul ring salissero un lottatore in un angolo contro i 102 dell’angolo opposto. 

Sarebbe bello per i tanti scommettitori, che pochi dubbi avrebbero su chi giocarsi al meglio i propri denari. 

In questo specifico caso, tuttavia, non saremmo così propensi a scommettere sul feroce competitore Ali Hoseyni Khamenei, per quanto 102 volte più grande.

Non v’è certezza che quella tal radiocronaca che alcune decine di secoli fa comunicò al mondo il risultato dello scontro fra Davide e Golia fosse un mito o una favola. E, soprattutto, da nessuna parte è detto o scritto che Israele non riesca a far stavolta persino di meglio. 

In premio, dopotutto, non ci sono soltanto quelle pur sterminate e petrolifere terre. In premio c’è qualcosa di assai più prezioso: la Pace. Quella vera. Quella che si conquista con la lotta. Non ostentando stendardi in processione. 



Commenti

Post popolari in questo blog

Elogio del «Non ancora!»

Se solo gli umani sapessero quanto tutto quel che più li preoccupa appaia più chiaro, visto da quassù!  C'è voluta qualche decina di migliaia di anni prima che i terrestri accettassero l'idea che la Terra fosse tonda (e molti ne restano ancora da convincere). A noi, da quassù, è sufficiente affacciare il naso  fuori  dalla nuvola per osservare il pianeta ruotare maestoso nel cielo.  Allo stesso modo ci stupiamo nel vedere i suoi abitanti consumare in sterili diatribe buona parte delle loro altrimenti fortunate esistenze.  Ed è buffo che spetti a noi, che vivi più non siamo, insegnare come vivere ai viventi!  Non meravigliatevi dunque se tra i nostri compiti vi è anche quello di elargire di tanto in tanto qualche angelico consiglio.  Il suggerimento di oggi è che gli umani aboliscano definitivamente l'uso del SÌ e del NO. Causa prima e perniciosissima di gran parte dei loro mali.  Dicono i Romani (queli de Roma, no' queli de Caligola): «Con un SÌ t...

Make The Earth Great Again!

La domanda è questa: vive più a lungo un’azienda o un essere umano? La Storia narra di aziende fallite il giorno stesso della fondazione, così come i giornali dan triste notizia di neonati mai venuti alla luce. Ma ci parla anche di aziende con diversi secoli di vita alle spalle.  Restando in Italia, la Pontificia Fonderia Marinelli porta benissimo i suoi 985 anni, così come le Cantine Ricasoli i loro 960. O il Monte dei Paschi di Siena – la più longeva al mondo tra le banche – i suoi 553. Ma alcuni alberghi termali in Giappone, di anni possono vantarne ben 1.320. Portati benissimo.  Dopo questa doverosa premessa, la domanda successiva è: dureranno più a lungo Apple e Tesla, o (politicamente) un Donald Trump? Nessuno può rispondere con assoluta certezza. Neppure noi che aleggiamo tra le nuvole.  Tuttavia, dovessimo scommetterci un euro e mezzo, lo punteremmo su Apple e Tesla, piuttosto che su Trump.  Aziende vissute mill’anni, come s’è visto, ancora ce ne stanno in gi...

La Quarta Europa

Mentre dalle frontiere ucraine i venti di guerra bussano prepotentemente alle porte, l’Unione Europea – o, per meglio dire, alcuni degli Stati membri, in particolare la Francia – avvertono l’urgenza di rafforzare la difesa europea, più che dimezzata dopo la Brexit e frantumata in 27 eserciti che non comunicano tra di loro. Uno solo dei quali (quello francese) dotato di armamenti moderni e basi all’estero, ed altri – come in Italia e in Germania – ancora limitati dai trattati di pace del 1947. A voler parlar sinceramente, una vera Difesa Europea non esiste. Esistono eserciti nazionali, mal coordinati ed in diversa misura armati. Forse capaci di distinguersi in circoscritte missioni di pace o di ordine pubblico, ma non certo in grado di rispondere in modo efficace alle crescenti minacce di una o più grandi potenze nucleari.  Come di fatto in questi giorni avviene.  Esiste una NATO, certo: un’alleanza difensiva sovraeuropea mostratasi in grado di proteggere il continente per un t...