La cosiddetta «autonomia differenziata» è una ciofeca che offende innanzitutto la Storia. Quella Storia che marcia da secoli in direzione di una sempre maggiore integrazione ed unità, verso un vero Stato Federale Europeo con pieni poteri legislativi, esecutivi e giudiziari, sul modello degli Stati Uniti d’America, del Messico, del Brasile, dell’Australia, dell’Argentina, degli Emirati, dell’India, della Federazione Russa, della Malesia... (per citarne alcuni), ma che alcuni nani dalla testa rivolta all’indietro vorrebbero invece riportare al tempo degli Stati preunitari, col Papa al Centro, i Borboni al Sud e tanti staterelli asserviti ai grandi imperi al Nord.
Un regresso, non certo un progresso.
E se è vero che nessuno avrebbe potuto attendersi una politica progressista da parte di un governo apertamente neofascista, un tanto ulteriore regresso da un ostentato antieuropeismo giù verso un ancor più ostentato antinazionalismo ha colto un po’ tutti di sorpresa. Tranne, s’intende, quella sparuta fetta di barbari celtico-padani intenta a concimare con la sua stessa presenza i campi di Pontida: quei cornuti vichinghi che l’«autonomia differenziata» l’andavano chiedendo sin dai tempi in cui il Bossi stava ancora più di qua che di là.
Non v’è dubbio che chiunque consideri il Risorgimento cosa fatta, e Mazzini monumento di pietra eterna, non può che essere fermamente contrario ad un simile sputo sul progresso, e combatterlo con ogni mezzo. Whatever it takes!
Stupisce soltanto il fatto che a proporre un simile sfascio d’Italia siano quegli stessi neo(s)fascisti che osteggiano la nascita di una Federazione Europea in nome della salvaguardia dei caratteri specifici della Nazione italiana. Caratteri che ora invece dichiarano di fatto inesistenti: non esiste sulla mappa una sola Italia, ma una somma di venti micronazioni che parlano venti lingue diverse e godono di venti diversi livelli di qualità della vita: dalla Sicilia borbonica al Regio Piemonte, dallo zufolo allo stradivari.
Mica male per chi aveva fatto del tricolore la propria bandiera, ed ora servilmente si inchina a chi del tricolore intendeva invece farne uno strumento di igiene personale.
Chi tra i due, oggi, dovrebbe maggiormente vergognarsi?
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