Diversamente, il vigliacco umano privo di alcun valore spera di convincere il mondo di una propria immaginaria grandezza oltraggiando o provocando senza apparente motivo qualsiasi cosa o persona si mostri in qualche misura più grande di lui. In pratica: tutto e tutti.
È una strategia che nell’immediato è sempre vincente: se un mingherlino di cinquanta chili sfida un pugile da novantacinque, agli occhi degli amici acquista immediatamente fama di coraggioso, piuttosto che di incosciente. Anche se è inevitabilmente destinato a stramazzare al suolo nei primi minuti dell’incontro.
In geopolitica è noto come «effetto Saddam». Quando il monarca iracheno osò sfidare militarmente gli USA, sul momento suscitò l’ammirazione e il plauso dei correligionari di tutto il mondo. Ma al medesimo tempo condannò a certissima morte se stesso e il suo Paese.
Stavolta, a cascarci, è stato più modestamente un reduce della battaglia no-vax – ritardatario prima ancora che ritardato – il quale, nel medesimo giorno in cui è stata pubblicamente decretata la fine della pandemia, ha pensato bene di celebrare l’evento allungando un sonoro ceffone al capo stellato Giuseppe Conte – in quel momento in campagna elettorale a Massa – forse con l’intento di moltiplicarne le stelle,
Il devaccinato, candidato al consiglio comunale con una listarella minacciosamente denominata «Massa insorge», ha optato per la più facile delle insurrezioni: schiaffeggiare un innocuo visitatore di passaggio. Una resa dei Conti necessaria, secondo il suo solitario neurone, per punire a dovere chi a suo tempo decretò l’emergenza sanitaria nel Paese.
In cerca di notorietà, persino un piccione avrebbe saputo scegliersi un monumento più significativo, e modi più eleganti per sfregiarlo. Ancor più avrebbe dovuto pretenderlo un no-vax che, ritenendo indegno del suo coraggio combattere un nemico capace di uccidere sette milioni di persone, preferisce avventarsi sul traballante condottiero di un movimento che raccoglie sì e no i favori di un 15% di elettori.
A differenza di Saddam, ci sono altissime possibilità che l’attentatore non solo salvi la vita, ma neppure debba subire qualche pur minima conseguenza per il suo gesto violento. Potrebbe d’altro canto immaginarsi, per simili individui, una peggior punizione del semplice fatto di esistere?
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