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Salvarsi dal Pianeta

L’hotel che periodicamente ci ospita nelle brevi scorribande che noi alati ci concediamo talvolta nell’ex paradiso terrestre (ottimo albergo, giusto qualche stella in meno di quante illuminano l’altro nostro paradiso, quello celeste) ci ha comunicato che a partire da quest’anno la pulizia degli appartamenti sarà limitata al terzo e al quinto giorno della nostra permanenza. 
— Per salvare il Pianeta! — è stata la pronta quanto inoppugnabile giustificazione. 
Son già cinque o sei anni che ci provano, a voler salvare la palla che gira.
Dapprima han tolto dal bagno boccette, saponette e altri ammennicoli, sostituendoli con un orrido bombolettone paghi-uno-prendi-tre: shampoo, sapone e bagno schiuma. Per giunta ricaricabile. 
Poi han tentato di impietosirci incorniciando in bagno imploranti messaggi in difesa dei poveri asciugamani, restii a lavarsi troppo spesso per non svuotare fiumi, laghi e oceani della scarsa acqua rimasta. 
In ultimo (in realtà penultimo) han proposto uno sconto del 5% a chiunque avesse accettato pulizia e cambio lenzuola ogni tre giorni. 
Quest’anno, infine, niente più sconto: letti rifatti solo due volte alla settimana. Prendere o lasciare. O meglio: prendere e basta, dal momento che la sgradita novità viene comunicata soltanto a pagamento avvenuto. Hai visto mai che, dicendolo prima, il Pianeta possa aversene a male.

Preoccupati dello stato di estrema indigenza in cui – a detta degli operatori alberghieri – il globo terraqueo è precipitato, abbiamo pensato bene di chiederne immediata conferma al diretto interessato. 
Così, al terzo giorno della nostra permanenza extraceleste, mentre una simpatica ragazzotta iraniana dava una sommaria ramazzata ai nostri appartamenti, siamo usciti per strada col preciso intento di intervistare il Pianeta. Per meglio intendere, dalla sua viva voce, quanto vi fosse di vero nelle molte doglianze fin qui pervenuteci tramite voci terze. E non sempre disinteressate. 

Quello che segue è il fedele resoconto della nostra breve conversazione. 

Angeli Viaggiatori: — Buongiorno signor Pianeta. Ci scusi se ci rivolgiamo a Lei da questo tavolino a tre zampe in una birreria della Kaufenstraße, nel centro di Monaco di Baviera, piuttosto che dall’Africa Centrale, come usava il leopardiano Islandese, o dal Capo di Buona Speranza, come accadde a Vasco de Gama, ma il nostro albergatore, che ama di anno in anno vessarci maggiorando i prezzi e cancellando servizi, sostiene d’essere a ciò costretto dal generoso intento di salvarLa da un’atroce quanto imminente e sicurissima fine. Grande è la nostra curiosità di sapere se la Sua scomparsa renderà necessario al nostro Creatore sostituirLa con qualche altra sfera celeste nuova di zecca, o se invece, come altri più attenti osservatori sostengono, è il mestiere di albergatore che anno dopo anno va sempre più somigliando a quello del ladro, per giunta impunito.

Pianeta: — Davvero, tra l’umidiccia muffa vivente che malauguratamente ricopre la mia superficie, c’è qualcuno che già mi vede sul letto di morte? Non saprei dove toccarmi, vista la mia natura di singola palla, e neppure mi è concesso arrabbiarmi: cosa che determinerebbe un’accelerazione del mio inarrestabile giramento, e dunque giornate più corte ed anni più brevi. Ma posso assicurarvi di non esser mai stato tanto in salute come adesso. 

Angeli Viaggiatori: — Ma come! Quaggiù tra gli umani c’è chi si straccia le vesti, imbratta opere d’arte e blocca il traffico affinché si ponga fine a quei mutamenti climatici che – essi sostengono – finiranno per condurLa alla definitiva scomparsa. La cosa non La preoccupa?

Pianeta: — Se questa flora batterica avesse piena cognizione della reale dimensione del suo essere e dei suoi tempi di vita, non si dispererebbe più di tanto per quella che per me non è che una impercepibile quanto passeggera febbriciattola. Ben altra cosa furono in altri tempi le mie molteplici glaciazioni, o l’ardente infanzia che mi vide globo di magma infuocato sperduto nell’universo, in attesa che la crosta esterna si raffreddasse per conferirmi infine la mia forma attuale, peraltro destinata anch’essa in futuro a mutare, e non di poco. È vero che non sono più giovanissimo, coi miei 4,5 miliardi di anni, ma non sarà certo la presenza di questa estemporanea contaminazione umana, di cui soffro da appena 100.000 anni, a determinare la mia scomparsa, prevista tra altri 5 miliardi di anni.

Angeli viaggiatori: — Eppure quaggiù non si parla d’altro: dai giornali alle televisioni, dai libri alle canzoni, dai bar alle piazze non v’è maggior preoccupazione al mondo a se non le estreme condizioni in cui Ella attualmente versa.

Pianeta: — È più probabile che la flora batterica, incapace di riconoscere ed accettare la verità, sia in preda ad un vero e proprio terrore della propria fine, piuttosto che a una sincera preoccupazione per la mia. Nonostante i malefici auspici indirizzatimi dall’intero genere umano, mi pregio d’esser sopravvissuto ad infezioni ben più gravi: non solo da parte del regno minerale, dei cui sommovimenti, eruzioni e fratture porto ancora su di me le rughe e le cicatrici, con non pochi residui foruncoli che di tanto in tanto si irritano, con conseguente sterminio di non pochi tra i miei «salvatori», ma anche di natura animale, in epoche in cui mi fu dato soffrire l’ingombrante presenza di creature ben più imponenti dei minuscoli bipedi umani. Ma fu sufficiente un istantaneo calo della mia temperatura per liberarmene definitivamente. E con molto minor sforzo potrei liberarmi in un solo istante del mio tempo, pari all’incirca a qualche decina di migliaia di anni di vita terrestre, di tutti i fastidiosi parassiti che al momento mi vivono addosso. L’umanità pensi a salvare se stessa, se ne è capace, piuttosto che accusare me, Pianeta, di non possedere energie sufficienti per sopportarla.

Angeli Viaggiatori: — Ci sta dicendo, dunque, che se il nostro albergatore pulisse le stanze una volta al giorno, il Pianeta potrebbe continuare ad esistere?

Pianeta: — Vi sto dicendo che l’acqua utilizzata per detergere tornerebbe comunque al mare o al cielo, per poi esser restituita in forma di pioggia. L’umanità vivrebbe benissimo, l’albergatore un po’ meno. 

Angeli Viaggiatori: — Ma sarà ancora sufficiente l’acqua di tutti i fiumi, laghi ed oceani, se la popolazione dovesse continuare a moltiplicarsi nell’attuale misura, fino ad oltrepassare i venti o trenta miliardi di abitanti? 

Pianeta: — Forse che sì, forse che no. Ma non è un mio problema. Quand’anche non solo l’umanità, ma ogni essere vivente, animale o vegetale che sia, dovesse estinguersi per sempre, io Pianeta non soltanto sopravviverò, ma vedrò infine realizzato il mio sogno più segreto. 

Angeli Viaggiatori: — Quale?

Pianeta: — Quello di diventare finalmente, dopo 4,5 miliardi di anni, un pianeta come tutti gli altri: privo di atmosfera e di qualsiasi forma di vita che ne insozzi la superficie. Senza più dovermi sentire un diverso, col rischio di finir bullizzato dagli altri miliardi di miliardi di pianeti veri: quelli dalla superficie pulita, splendente e non infetta. 

Angeli Viaggiatori: — Ci sta forse dicendo che l’umanità, più che a salvare il Pianeta dovrebbe meglio pensare a come salvarsi dal Pianeta?

Pianeta: — Mors tua, vita mea non è un mio pensiero, ma un’umana invenzione. Io penso solo alla mia esistenza che, una volta scomparsa quell’aliena presenza che da un tempo tutto sommato brevissimo mi ricopre, non potrebbe che migliorare.

Angeli Viaggiatori: — Non teme dunque l’esaurimento dei combustibili fossili?

Pianeta: — Non è che antica vegetazione morta e decomposta. Estrarla e bruciarla è come disseppellire un cadavere e cremarlo. Poco cambia, per me come per il cadavere. Esistono miliardi di corpi celesti assolutamente privi di gas o petrolio,  tutti in ottima salute.

Angeli Viaggiatori: — Non teme neppure la follia di un conflitto globale con armi all'idrogeno, in grado di distruggere in pochi istanti l’intero Pianeta?

Pianeta: — Distruggerlo? Direi piuttosto ripulirlo! Sono nato nel fuoco e nelle fiamme, cresciuto tra infinite esplosioni che mi hanno rafforzato nel corpo e plasmato nella superficie. Sarebbe un po’ come rivivere alcuni di quei memorabili eccessi che han segnato in parte la mia gioventù, che talvolta nostalgicamente rimpiango.

Angeli Viaggiatori: — Ci sta dicendo, in breve, che il Pianeta ha ben poco da temere dalle pazzie del genere umano?

Pianeta: — Vi sto dicendo che è piuttosto il genere umano a doversi guardare, e non poco, dalle pazzie del Pianeta. 

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