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Cervelli in pappa

L’ultima moda dei bimbi ignoranti in cerca di gratuita visibilità, pare sia quella di imbrattare opere d’arte universalmente riconosciute lordandone le tele con prodotti da supermercato low-cost: puree di patate, salse di pomodoro, minestroni di ceci, torte alla panna e via schifezzando. 

Costa infinitamente meno del set di bombolette spray quotidianamente speso per vandalizzare chiese, muri e palazzi; rende di più in termini di notorietà e costa meno fatica che non demolire statue o monumenti dedicati a personaggi assai più importanti di loro: praticamente chiunque. Animali compresi.

Lo fanno per difendere la Natura! Quasi che la Natura non fosse ben in grado di difendersi da sé, armata com’è di terremoti e maremoti, tempeste e nubifragi, eruzioni vulcaniche, frane, valanghe, alluvioni e siccità, per non parlar d'altri malanni. Fenomeni che i ragazzini d'oggidì, complice la giovane età, non han mai avuto la sventura di conoscere e subire. Ma che comunque, per loro erronea convinzione, sarebbero più da incolparsi all’azione umana che non alla Natura medesima. Come se tali fenomeni non fossero esistiti anche in passato, in misura ben maggiore, quando la Terra era spopolata e il massimo dell'umana tecnologia erano l’arco, la freccia e la pietra scheggiata.

Che la Natura fosse da sempre nemica giurata dell’umanità, era cosa ben nota a Leopardi. Che il dovere dell’umanità fosse quello di combatterla e di piegarla ai propri bisogni, lo si pensava sin dal tempo in cui fu issata su una barca la prima vela, costringendo il vento ad un lavoro non retribuito pur di liberane il fortunato ex-rematore. Ed è in tal modo, schiavizzando e sottomettendo la Natura, che il mondo è progredito. Un cammino misurabile osservando la straordinaria quantità di difese erette dall’umanità per proteggersi dai terribili assalti che la Natura quotidianamente le oppone, dalle più terribili malattie alle più imprevedibili catastrofi naturali.

Che l’umanità stia vincendo la sua battaglia contro la Natura, lo dimostra proprio la violenta opposizione di quella parte di umanità che, per ignoranza e inesperienza, è di fatto più vicina al primitivo stato naturale che non a quello di evoluto essere pensante, e che della Natura prende acriticamente le difese nell’erronea convinzione che sia essa la più debole tra le due parti in lotta. 

Nasce così la falsa idea di una Natura «offesa» dall’azione umana. Quando è piuttosto vero il contrario: è l’essere umano, sin dalle sue origini, a doverne subire i colpi letteralmente mortali; è l’essere umano la parte offesa e dunque costretta a difendersene. E non con la forza, neppure paragonabile per potenza a quella del natural nemico, ma con l’intelligenza, lo studio, la ricerca, l'invenzione, l’azione.

Si è in tal modo formata quella dicotomia concettuale che vede da una parte la Natura, ossia tutto ciò che al mondo esiste indipendentemente dall’azione umana, e dall’altra la Cultura, che comprende tutto quel che da quell'azione invece discende. A partire da quella che chiamiamo cultura materiale (quei gesti che rendono possibile la quotidiana sopravvivenza), fino alla cultura ideale, che esplora non i mezzi ma le motivazioni stesse dell’umana esistenza. 

Se Natura e Cultura sono dunque due concetti storicamente in opposizione, perché meravigliarsi se chi sceglie di ergersi a difesa della Natura pensa di poterlo fare oltraggiando quella Cultura che le è di fatto nemica? 

Nessuno infatti se ne meraviglia. Ciascun essere umano conserva dentro di sé quell’originario istinto bestiale che discende appunto dalla propria Natura, insieme a una nobiltà di pensiero che gli deriva invece dall’educazione, dall’esperienza, dallo studio, dalla conoscenza: in una parola, dalla Cultura. 

Natura e Cultura coesistono dunque in ciascuno di noi, seppure in diversa quantità e qualità. Ed è quando la Cultura difetta, che la Natura prevale.

Periodicamente, nella Storia umana, si è affacciato il mito della cosiddetta Età dell’Oro: un’epoca immaginaria, precedente l’Età della Pietra, del Bronzo e del Ferro, non dissimile dal quel mito del paradiso in terra comune a molte religioni: uno stato di Natura dove l’umanità viveva gaudente e felice senza alcun bisogno di Cultura, materiale o ideale che fosse. Senza necessità alcuna di lavorare, di faticare, di pensare, senza né morte né malattie. 

Un mito che affonda probabilmente le proprie radici in qualche indistinto ricordo della nostra vita prenatale o neonatale, quando non era il nostro lavoro ma una madre a nutrirci. Da qui la falsa idea di una Madre Natura buona e generosa, che a tutto provvede e nulla pretende, che ama incondizionatamente le proprie creature e amorevolmente le protegge. L’esatto contrario di quel che la Natura opera in realtà. 

Non casualmente, quel mito periodicamente si propaga in quelle nazioni e in quelle epoche dove maggiore è il progresso umano e il benessere che ne deriva, e la Natura, indebolita dalla Cultura, pare momentaneamente soccombere: come nella Grecia antica, nella Roma imperiale, nella Francia rivoluzionaria, nell’Occidente contemporaneo. 

Ma un’Età dell’Oro non è mai esistita, ed in epoche passate la Natura è stata se possibile ancora più ingiusta, devastante e crudele, alternando glaciazioni planetarie a conseguenti estinzioni di una moltitudine di specie viventi.   

Un uomo che intenda definirsi tale dovrà sempre prendere le difese della Cultura – somma di millenni di studio e di pensiero – contro quella Natura che da sempre gli si è opposta e gli si oppone. 

Solo dei ragazzini privi di istruzione, ignari della forza del pensiero e ammirati dalla violenza della Natura, possono pensarla diversamente, e rivolgere quella medesima violenza contro le più alte manifestazioni di quella Cultura che ancora evidentemente ignorano. 

Davvero saranno le loro pappette in scatola, scagliate contro quelle raffigurazioni che sin dai primi graffiti nelle caverne han segnato la crescente distanza tra la bestia e l’essere umano, a rendere più bello, giusto e vivibile questo nostro pianeta? 

Se così fosse, saremmo i primi ad incendiare musei, università, biblioteche.

C'è chi lo ha fatto, in tempi anche recenti. Ma il mondo non pare esser per questo migliorato.   

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