No. Non può esistere.
Così la medaglia d’oro del populismo è stata oggi meritoriamente appuntata (a furor di popolo) sul petto di Enrico Letta, riconosciuto condottiero dei benestanti benpensanti del piddì.
Le motivazioni?
Aver proposto la «dote» ai diciottenni. Tutti. Inclusi i già dotati di per sé: chi per generosità di Natura, chi perché prossimo e impaziente erede di familiari dovizie.
In virtù della proposta lettiana, annunciata via tweet sin dal lontano 5 Giugno 2021 sulle note dell'antipopulista «Avanti o popolo», ogni cittadino (o non cittadino) italiano, al compimento dei fatidici diciott’anni dovrebbe ricevere in dono dallo Stato una cospicua somma a titolo di «aiuto concreto per gli studi, per il lavoro, la casa».
Roba di fronte alla quale né le dentiere-per-tutti del Berlusca, né la flat-tax salvomeloniana, possono aspirar di più che a una misera patacca d’argento o di bronzo.
Di bronzo come la faccia di Enrico Letta. Che mentre allontana da sé il malevolo sospetto che il fine ultimo del provvidenziale marchettone sia quello di lasciar che i pargoli in odor di voto si accostino a lui, e al suo partito, si premura di specificare che a sostenere il costo del provvedimento saranno i «plurimilionari» (traduzione: quei pochi Italiani che già pagano, e sostanziosamente, le tasse), all’uopo martellati da un'apposita imposta patrimoniale e/o da una non meno pesante imposta di successione.
Poco importa se poi il neodiciottenne impiegherà la ricca dote per metter su famiglia (improbabile) o per far provvista di canne o gratta e vinci (probabile). L’importante è che vada a votare, e voti nel modo «giusto».
Così, al possente arsenale elettorale piddino, che già vede puntate sul nemico armi letali del peso di un decreto Zan, di un forzacannabis o dell’esiziale ius sòla, si aggiunge un dono di compleanno interamente pagato da ignari ed altrui papà. Istituendo in tal modo la democraticissima figura del figlio di papà ignoto: ritratto ideale del piddino prossimo venturo nel terzo millennio.
Che dire?
Mentre con una mano tentiamo di fermare il moto rotatorio uniforme dei grandi Padri nei loro sepolcri, da Marx a Berlinguer senza scordar Togliatti, con l’altra consultiamo i dati ISTAT. Per scoprire come un partito che ambirebbe a diventare «di massa», per giunta «democratico», deliberatamente ignori le pressanti richieste della maggioranza per dedicarsi invece a piluccare voti lisciando il pelo alle minoranze: ai poveri (9,4%), ai cannibali (20%), ai minorenni stranieri privi di cittadinanza (1,7%), ai diciottenni (0,7%).
Le minoranze non mancheranno di apprezzare.
Li voteranno sicuramente. E ne faranno un grande, grandissimo, partito di minoranza.
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