Passa ai contenuti principali

Il molesto ronzio dell'insetto

Quando Iddio nostro amato presidente il quinto giorno creò la Mosca, volle che essa fosse fastidiosa, piuttosto che pericolosa. L'uomo imparò inizialmente a sopportarla e in seguito a difendersene. Prima con gli scacciamosche, poi con gli insetticidi. 

Per questo ci rende ilari osservare il moscone Medvedev, giullare capo alla corte moscovita, pretendere d'esser preso sul serio quando minaccia di fine prematura l'Occidente, e in particolare l'Unione Europea. Scordandosi d'esser stato creato insetto e non leone. 

Il leone sonnecchia gran parte della giornata all'ombra degli alberi, sicuro che nessun altro suddito della foresta troverà il coraggio di turbarne la pennica. Poi, giunta l'ora di pranzo, sceglie la preda e se la mangia. Senza far troppo chiasso.  

La mosca, invece, non riposa mai. Vola di continuo senza pace, attratta ora dal miele (il danaro di Putin?) ora dagli escrementi (i pensieri di Putin?), intenta in nessun altro miglior ufficio se non quello di ficcare il muso negli affari altrui, non avendone di propri a cui pensare. 

Non dispone di artigli, di rostri, di corna o di pungiglioni: la sua unica arma è quella di accostarsi alle orecchie del malcapitato e ronzarvi dentro ininterrottamente. Se ignorata, giunge persino a posarsi sulla pelle scoperta della vittima, causandole peraltro nulla più di un fastidioso prurito, per poi scappare vigliaccamente una frazione di secondo prima d'essere schiacciata. 

Per questo tentare d'acchiapparla è controproducente: il rischio è quello di schiaffeggiarsi da sé, mentre la mosca prosegue a svolazzarci intorno ridendosela di gusto. Meglio pazientare e attendere che il lurido insetto s'ammazzi da solo, impigliandosi in qualche carta moschicida o sbattendo il muso sulla zanzariera. E qualora dovesse insistere, metter mano all'armamentario chimico finale: la bomboletta dell'insetticida. 

Qualsiasi pretesto va bene, al moscone moscovita, pur di ronzarci intorno: persino la famiglia numerosa della Von Der Leyen, senza tralasciare Biden, accusato di «sdoppiamento della personalità», e men che mai Zelensky, che vorrebbe «imitare l'URSS» e realizzare il comunismo in patria: mica poco, per chi solo qualche ora prima veniva additato come il più temibile tra i nazisti. Quale ulteriore oltraggio, poi, il presidente ucraino avrebbe avuto l'ardire di chiedere che il proprio Paese entrasse a far parte dell'Unione Europea: Unione che, a detta del dittero, potrebbe scomparire ancor prima che la pratica vada a buon fine. 

Per dessert, infine, Medvedev non può certo mancare di offrirci l'ormai consueto accenno (velato quanto può esserlo una danzatrice di pole-dance) all'arma nucleare, sempre a portata di dito del suo degno padrone Putin. L'arma omnicida contro quella insetticida. 

Fanfaronata che rivela la debolezza di chi, incapace di rispondere ad un pugno con un altro pugno, tira fuori la pistola.

Roba da insetti molesti, insomma.  


 

   

  

      


Commenti

Post popolari in questo blog

Elogio del «Non ancora!»

Se solo gli umani sapessero quanto tutto quel che più li preoccupa appaia più chiaro, visto da quassù!  C'è voluta qualche decina di migliaia di anni prima che i terrestri accettassero l'idea che la Terra fosse tonda (e molti ne restano ancora da convincere). A noi, da quassù, è sufficiente affacciare il naso  fuori  dalla nuvola per osservare il pianeta ruotare maestoso nel cielo.  Allo stesso modo ci stupiamo nel vedere i suoi abitanti consumare in sterili diatribe buona parte delle loro altrimenti fortunate esistenze.  Ed è buffo che spetti a noi, che vivi più non siamo, insegnare come vivere ai viventi!  Non meravigliatevi dunque se tra i nostri compiti vi è anche quello di elargire di tanto in tanto qualche angelico consiglio.  Il suggerimento di oggi è che gli umani aboliscano definitivamente l'uso del SÌ e del NO. Causa prima e perniciosissima di gran parte dei loro mali.  Dicono i Romani (queli de Roma, no' queli de Caligola): «Con un SÌ ti impicci, con un NO ti

La Quarta Europa

Mentre dalle frontiere ucraine i venti di guerra bussano prepotentemente alle porte, l’Unione Europea – o, per meglio dire, alcuni degli Stati membri, in particolare la Francia – avvertono l’urgenza di rafforzare la difesa europea, più che dimezzata dopo la Brexit e frantumata in 27 eserciti che non comunicano tra di loro. Uno solo dei quali (quello francese) dotato di armamenti moderni e basi all’estero, ed altri – come in Italia e in Germania – ancora limitati dai trattati di pace del 1947. A voler parlar sinceramente, una vera Difesa Europea non esiste. Esistono eserciti nazionali, mal coordinati ed in diversa misura armati. Forse capaci di distinguersi in circoscritte missioni di pace o di ordine pubblico, ma non certo in grado di rispondere in modo efficace alle crescenti minacce di una o più grandi potenze nucleari.  Come di fatto in questi giorni avviene.  Esiste una NATO, certo: un’alleanza difensiva sovraeuropea mostratasi in grado di proteggere il continente per un tempo fin

Dieci sconfinate menzogne

1) Le frontiere fra nazioni non hanno più alcuna ragione di esistere. Chi davvero lo pensa, dovrebbe per coerenza lasciare aperto di notte il portone di casa.  Quel che fa di un edificio un’abitazione son proprio le presenze umane che lì ci vivono, e il portone di casa è il limite che segna il confine tra il mondo di dentro (tendenzialmente amico) e il mondo di fuori (tendenzialmente nemico).  Starsene in casa propria non significa però autocondannarsi agli arresti domiciliari. Il portone lo si apre più d’una volta: per accogliere le persone gradite che vengono a farci visita, ma anche chi lo varca per ragioni di lavoro, dal portalettere all’idraulico. Talvolta anche per il mendicante che bussa alla porta in cerca di qualche elemosina.  Resta però ben chiuso di fronte a chi pretende di entrarvi di nascosto e con la forza. Peggio ancora se nottetempo, dal balcone o dalle finestre.  C’è un campanello. Suonarlo significa chiedere il permesso di entrare. Concederlo o meno, resta una prerog