È pur vero che se in tempi di pace vince chi ha ragione, in tempi di guerra ha ragione chi vince.
Ma vincere non basta, perché una guerra la si può vincere ricoprendosi di onore o macchiandosi di disonore.
Come un pugile che affronti sul ring una vecchina malata, e poi pretenda di vantarsi del risultato. L'anziana donna cercherà di difendersi, a morsi o a colpi di bastone e, sebbene condannata a perdere, avrà comunque perso con onore. Il pugile, nonostante i servili e interessati applausi, avrà certamente vinto. Ma non certo con onore.
— Che cambierà mai? — potrebbe osservare qualcuno — Chi ha vinto ha vinto e chi ha perso ha perso, e sarà comunque il vincitore ad imporre la sua legge.
Cambiano molte cose. Cambia soprattutto la durata del nuovo ordine imposto dal vincitore.
Nell'ultima guerra i Tedeschi hanno invaso e conquistato molte nazioni, ma con estremo disonore, accanendosi con la forza della superiorità bellica non contro i forti ma contro i deboli, i civili, gli innocenti, i disabili, i disarmati: sterminandoli sistematicamente piuttosto che combatterli.
Intendevano imporre un nuovo ordine, basato sulla superiorità della razza, sulla cieca disciplina, sul mito della Grande Germania, destinata a riunire sotto una sola bandiera tutti gli individui di lingua tedesca. Erano animati da sentimenti di rivincita e vittimismo, innescati dalla rovinosa dissoluzione dell'Impero e dalle misure punitive imposte loro dai vincitori del precedente conflitto. Ma le conquiste portate a termine con tanto disonore furono di breve durata. Il sacrificio degli Inglesi, col supporto degli Stati americani e dell'Unione Sovietica, ebbe la meglio, e l'ordine imposto da chi sul campo seppe vincere con onore, è certamente durato più a lungo.
Oggi quell'ordine è messo in pericolo da una nazione, la Russia di Putin, animata dal medesimo vittimismo, dal medesimo sentimento di superiorità morale, dal medesimo desiderio di potenza che animò a suo tempo le truppe hitleriane.
Con alcune sostanziali differenze.
Se la Germania soffrì effettivamente delle eccessive punizioni inflittele dai vincitori della Grande Guerra, la Russia di Putin è stata impoverita non da agenti esterni, ma dal malgoverno e dal sistematico ladrocinio dello stesso Putin e di chi gli sta accanto. Ogni vittimismo è dunque pretestuoso e ingiustificato.
Altrettanto ingiustificata è la pretesa superiorità morale dell'ideologia putiniana sulla presunta corruzione di un Occidente criminale, omosessuale, nazista e drogato. La libera informazione occidentale porta sui giornali non solo le cose buone, ma anche (e soprattutto) quelle cattive: i crimini più efferati, le devianze, le storture, le problematicità. Sui giornali le cattive notizie riempiono il 90% delle pagine, ma nella realtà non arrivano a toccare che un 5% scarso della popolazione. L'opposto di quanto accade in Russia, dove i giornali ostentano invece costanti vittorie, armi invincibili, popolazioni soddisfatte e treni in orario: buone notizie al 100%; cattive notizie allo 0%.
La volontà di restaurare la perduta potenza imperiale, infine, denota una ignoranza totale del nuovo assetto geopolitico, il cui centro strategico non insiste più sul Mediterraneo, ma sul Pacifico. L'Europa non è più il cuore pulsante del mondo (ieri 25% della popolazione mondiale, la più ricca; oggi il 5%, e non più così ricca): c'è la Cina e c'è soprattutto l'Africa, un mercato assai più appetitoso, che raggiungerà presto i due miliardi di abitanti bisognosi di tutto. Persino delle ciabatte di gomma e delle altre carabattole che i Cinesi non riescono più a vendere sui mercati più evoluti ed esigenti, ma che andranno benissimo per chi non ha e non ha mai avuto nulla.
Putin ha ancora la testa nel XX secolo: pensa che impadronendosi del Mare di Azov e del Baltico potrà finalmente dare alla Russia la grande flotta navale che non ha mai avuto, e con quella conquistare il mondo. Ma le armi con cui si combatte e si vince sono oggi ben diverse. Con navi e cannoni si può tutt'al più sterminare un popolo innocuo e disarmato. Ma per costruire un nuovo e duraturo ordine necessita una visione del futuro accettata e condivisa dalle nazioni e dai popoli, per ottenere la quale una serie Netflix o l'amore per la libertà e per la vita contano forse più dei missili.
Putin non può prevalere. Crede di comandare, ma in realtà sta già servendo. Serve alla Cina che della Russia diventerà presto padrona, serve agli USA che aspirano a disimpegnarsi dal costoso teatro europeo, serve all'India ed altri Stati emergenti alla ricerca di una propria identità, distinta da Est e Ovest.
Putin non potrà far altro che perdere con disonore o vincere con disonore: quella che in altri tempi si usava definire la vittoria di Pirro. Che non riuscì a prevalere su Roma perché le poche insignificanti battaglie che lo videro trionfare nella rapida avanzata verso la meta finale ne decimarono l'esercito. Fino alla definitiva sconfitta.
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