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Dopodomani si vota

A tre giorni dal voto per l’elezione del Parlamento Europeo (in Italia l’8 e il 9 Maggio 2024), la general cagnara tra finti e veri candidati ha forse occultato quella che è in realtà la vera posta in gioco: un SÌ o un NO alla nascita di un vero Stato Federale Europeo, con veri poteri legislativi, esecutivi e giudiziari nelle materie di interesse comune. E tra questi, mai così urgenti, il potere di elaborare una politica estera condivisa, resa credibile dalla presenza di una vera forza armata europea. 

Se tale è la discriminante, due sono i soli veri partiti in gara: gli Eurofederalisti e gli Antifederalisti. Divisi, questi ultimi, tra chi vorrebbe cancellare del tutto l’Unione Europea e chi si illude che sia sufficiente una differente (migliore?) guida per poter conferire all’Unione quei poteri legislativi e politici che al momento l’Unione NON ha, o difendere immaginari confini comuni che l’Unione NON ha (li ha invece lo Spazio Schengen), o una moneta comune che l’Unione NON ha (ce l’ha l’Eurozona). 

La gran parte dei candidati auspica che l’Unione possa dotarsi di strumenti democratici quali il voto a maggioranza anziché all’unanimità, ma in troppi ignorano (o fingono di ignorare) che solo un vero Stato Federale – e non gli attuali trattati fra Stati sovrani – potrebbe imporlo. Ma il solo voto a maggioranza a poco servirebbe, in un’Unione che NON può scrivere leggi e tantomeno promulgarle, ma solo direttive che ciascuno Stato membro sarà in seguito libero di accogliere o rifiutare.

Pensare di poter godere dei vantaggi di uno Stato Federale Europeo ostacolando la nascita di uno Stato Federale Europeo, è solo una delle tante manifestazioni di ignoranza e malafede che infarciscono i programmi di molte tra le formazioni politiche in corsa. 

Ci siamo quindi permessi di sintetizzare i programmi fin qui presentati, valutandoli sulla base di due fondamentali elementi: Ignoranza Istituzionale (II) e Spirito Eurofederalista (EF).

Detto ciò, ciascuno faccia dono del proprio voto a chi meglio crede. Amico, parente, padrone o truffatore che sia. Ma vada a votare. 

Prima ancora di essere giusto o sbagliato, intelligente o stupido, libero o forzato, il voto deve essere rappresentativo. E tale potrà esserlo soltanto se riuscirà a coinvolgere una parte quanto meno maggioritaria del corpo elettorale. 


• Fratelli d’Italia

Il motto è «Fare meno, fare meglio», («difendere l’identità dei popoli e delle Nazioni europee»). Dunque una UE meno presente ma «meglio» amministrata. Dove per «meglio» si intende, ovviamente, «da noi»!

Nessuna modifica prevista all’ordinamento: rispetto dei «principi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti dai Trattati istitutivi dell’UE».

II: 20% ~ EF: 0%


• Lega

Il motto è: «Più Italia, meno Europa». Ossia «un’U­nione che [...] abbandona la pericolosa utopia del Super-Stato e investe anche sulla cooperazione tra gli Stati membri, ricono­scendo e valorizzando le autonomie territoriali e riacquistando con loro un dialogo diretto nella gestione degli strumenti europei».

Non solo, dunque, mantenere l’attuale decentramento, ma estenderlo alle Regioni. Presenti non in tutti gli Stati membri ma certamente in Italia, ed ancor più in Padania. Lungi dal conferire nuovi poteri all’Unione, insomma, si pretende che sia invece essa a privarsene. 

II: 100% ~ EF: 0%


• Forza Italia

Il partito riconosce l’esigenza di «una difesa comune, per un’Europa che possa difendersi da sola», ed anche quella «del voto a maggioranza qualificata. In modo da uscire dalla logica dei veti». Ma dimentica che una Difesa presuppone una Politica Estera, e che questa non può prescindere dall’esistenza di uno Stato. Quello Stato necessario anche per l’auspicato «rafforzamento del potere legislativo del Parlamento Europeo». Potere al momento del tutto inesistente.

Ciliegina finale, la necessità di un «Premierato europeo [...] che sostituisca gli attuali presidenti della Commissione e del Consiglio Europeo».

II: 100% ~ EF: 10%


• Partito Democratico

A parole sostiene «lo spirito di Ventotene», che impone di «riformare l’Unione Europea verso l’Europa federale». Il progetto apparentemente eurofederalista è tuttavia abbondantemente annacquato dal prudente avverbio «verso», che colloca l’obiettivo in un lontano futuro, dalle parti di quel sol dell’avvenire non ancora avvenuto. E più ancora lo allontana l’illusione di poter federare la UE con una «riforma». Riforma di che cosa? Di uno Statuto che non c’è? Dei trattati? Più che un’impossibile «riforma», l’attuale urgenza sarebbe piuttosto il «dar forma».  

Esaurito il nobile riferimento a Ventotene, segue il consueto e generico ideale piddino di un’Europa di diritti, ambiente e giustizia: un babbonatale che molto dà e nulla pretende: «un’Europa che dovrà essere sociale, perché il lavoro e il welfare sono la base su cui abbiamo costruito il modello europeo; verde, perché la tutela dell’ambiente e la lotta all’emergenza climatica sono le grandi sfide del nostro tempo; giusta, perché i diritti di tutte e tutti significano uguaglianza, ricchezza culturale e democrazia». Amen.

II: 100% ~ EF: 10%


• Cinque Stelle

Tempesta di diritti e ambiente anche per i cinque stelle, focalizzata però su una (impossibile ed inesistente) politica estera: «La politica estera dell’Unione Europea deve focalizzarsi sul rispetto dei diritti umani, dello stato di diritto, delle libertà individuali, della democrazia e dello sviluppo sostenibile nel mondo. Questi obiettivi si devono raggiungere non attraverso l’uso della forza e dell’intimidazione ma attraverso la diplomazia e la moral suasion».

Riassumendo: San Francesco che parla ai lupi. Pieno medioevo.  

Tra gli altri sogni: «sostituire il voto all’unanimità con il voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio e attribuire al Parlamento Europeo il diritto di iniziativa legislativa come avviene in tutti i Parlamenti nazionali». Pura manifestazione di assoluta ignoranza circa il funzionamento e l’essenza delle istituzioni europee.

II: 100% ~ EF: 0%


• Azione

Si dichiara «favorevole all’istituzione di un’unione della difesa e di forze armate europee», ritenendo «che questa iniziativa rappresenti il primo concreto passo verso gli Stati Uniti d’Europa». Non si parla tuttavia di una «difesa comune», possibile solo in una realtà a carattere statuale, ma di una «unione della difesa», ossia di un accordo tra Stati non dissimile da quelli che già regolano l’attuale Unione Europea. Ritorna l’avverbio «verso», già visto nel programma del Partito Democratico, che colloca lo Stato Federale tra le prospettive future e non tra le necessità più urgenti.   

Chiede ancora che «sia eliminato il voto all’unanimità nell’ambito del Consiglio» e che «il Parlamento Europeo sia dotato di poteri di iniziativa legislativa, oggi monopolio della Commissione», mostrando in tal modo di ignorare come tali poteri non siano al momento nelle disponibilità di alcuno.

II: 100% ~ EF: 20%


• Stati Uniti d’Europa

In accordo col motto («Stati Uniti d’Europa»), che è anche il nome di questa alleanza tra partiti minori, l’UE dovrebbe «dotarsi degli strumenti necessari per rispondere in modo efficace alle sfide e alle crisi del nostro tempo, diventando una Federazione Europea. Un progetto che doti l’Unione di un governo responsabile del proprio operato di fronte al Parlamento, capace di avere una politica estera unitaria e una difesa comune, una politica economica e fiscale federali, un sistema di welfare universale, politiche migratorie e ambientali che siano davvero comuni e pensate nell’interesse primario dei cittadini di oggi e di domani». In breve, quello che più avanti viene chiaramente definito come «un vero e proprio Stato Europeo».

Consapevoli del fatto che neppure gli USA sarebbero mai potuti nascere, se un quarto degli Stati fondatori fossero stati antiche monarchie come in Europa, propongono di dar vita al nuovo Stato federando inizialmente chi ne condivide la necessità e gli obiettivi. Perché «l’assenza di coesione non può essere un freno per chi sente invece la responsabilità di muoversi in questa direzione. L’Europa è nata grazie all’impulso di un nucleo ristretto di Paesi fondatori».

II: 0% ~ EF: 100%


• Alleanza Verdi Sinistra

Due soli temi in programma: pace e ambiente. Perché «l’Europa ha l’opportunità di recuperare il suo ruolo storico di costruttrice di pace, promuovendo la diplomazia, la mediazione e il disarmo» e «il cambiamento climatico minaccia la sopravvivenza dell’umanità, e solo politiche ambiziose possono contenere l’aumento delle temperature sotto 1,5°C ed evitare una catastrofe ambientale». Dimenticando che l’Unione non dispone (e non può disporre) né di una «diplomazia», e neppure può proporsi per alcuna «mediazione». Non possedendo una politica estera e dovendo già mediare al proprio interno.

La negazione di ogni prospettiva eurofederalista, infine, è nettissima: «l’Europa è una Unione di Stati ma non deve diventare un Super-Stato che intenda la sovranità come un potere supremo, sovrastante su ogni altro potere e culminante nel diritto di guerra». 

II: 100% ~ EF: 0%

* * * * *

In conclusione, c’è sul campo una sola forza convintamente eurofederalista (Stati Uniti d’Europa) ed altre tre (Forza Italia, Partito Democratico e Azione) che guardano all’eurofederalismo come ad una possibile futura prospettiva, ma non ne vedono l’urgenza.

In quattro (Fratelli d’Italia, Lega, Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistra) propugnano invece una linea marcatamente antifederalista e sostanzialmente antieuropeista, tanto che verrebbe da chiedersi per qual motivo si dian tanto da fare per un seggio nel Parlamento Europeo, se non per meglio distruggerlo. 

Dalla nostra nuvoletta, è tutto. 

Dopodomani, si vota.

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