Se trionferanno gli sbandieratori, la piazza avrà premiato chi si è scomodato a riempirla. Se le urne restituiranno ceffoni, sarà l’ulteriore conferma che una cosa è portare il santo in processione per chieder grazia al Cielo, un’altra è lavorare per costruirsela, quella grazia.
In attesa del verdetto delle urne, una considerazione può tuttavia esser fatta: certamente le piazze italiane son state tra le più rumorose ed affollate in Europa.
Due le possibili spiegazioni.
La prima arriva dai palazzi del potere, convinti che il vero obiettivo di tanto odio non fosse in realtà il popolo di Israele – ignorato dai più – quanto invece l’attuale compagine governativa, con opportuno anticipo prontamente atteggiatasi a martire tra i martiri.
La seconda, da parte degli osservatori più attenti, è che l’Italia, per una fortunata concatenazione di eventi, sia stata dopotutto appena sfiorata in passato da quel terrorismo palestinese che pure ha largamente insanguinato l’Occidente nell’ultimo quarto del secolo scorso.
A parte il dirottamento dell’Achille Lauro (1985), conclusosi col vile assassinio dell’unico ebreo a bordo, un americano invalido in sedia a rotelle, nessuno dei tanti attentati che han seminato in quegli anni migliaia di morti in Occidente ha in alcun modo colpito lo Stivale. Non solo: il coraggioso epilogo della vicenda Lauro, che vide il governo italiano sfidare gli USA a Sigonella per rivendicare il diritto di processare in casa propria i terroristi del Fronte per la Liberazione della Palestina, finì per accrescere il rispetto dell’Italia nel mondo.
Che sia da addebitarsi al non aver mai vissuto in prima persona la lunga stagione del terrorismo jahidista, la simpatia mostrata dai tanti giovani scesi in piazza verso chi rifiuta la pace e continua a macchiarsi di orribili delitti?
Ma questi non sono che pensieri e parole.
Ancora poche ore. E parleranno i numeri.
Commenti
Posta un commento