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Anni ruggenti

Poteva mancare uno Sgarbi in un governo made in Sgarbatella? No. E infatti puntualmente è arrivato: fresco (si fa per dire) sottosegretario alla Cultura. 

Con quest’ultimo acquisto, l’«alto profilo» del nuovo governo si staglia sempre più definito e preciso sullo sfondo di un’Italia in ben altri problemi avviluppata, ma evidentemente sconvolta dall’incongruo posizionamento della Pietà Rondanini o dalla sottovalutazione della produzione artistica del ventennio fascista. Ulteriori variazioni d’altezza del medesimo profilo già si annunciano con la promessa/minaccia di prestigiosi incarichi da conferire al mancato cantante e fin qui tacente Morgan. 

Da simili cuochi, c’è ancora che spera di vedersi portare in tavola prelibati manicaretti. Nell’attesa è comunque possibile assaporare alcuni piccoli ma saporiti antipasti. 

Il condono della pena pecuniaria a quanti non hanno ottemperato all’obbligo vaccinale ridefinisce lo stesso concetto di «obbligo»: un semaforo per qualche istante rosso, che molti ignorano ed altri fingono di rispettare, nella certezza che prima o poi dovrà comunque scattare il verde: le cartelle esattoriali verranno «rottamate», i trent’anni di carcere smagriranno a quattro, i finti medici torneranno in corsia e il ruggito del leone si spegnerà in un misero pigolio. 

Per adesso, i più occupati a ruggire sono i salviniani, nel disperato tentativo di autoconvincersi della loro esistenza. Occupano otto posti in cabina su un aereo che di poltrone ne ha cento, ma uno di essi siede accanto al pilota, e tanto basta per decidere la vita o la morte di tutti i passeggeri. 

I ruggiti del momento sono due: un inutile decreto legge contro i rave party e un altrettanto inutile tentativo di fermare in mare, anziché a terra, l’immigrazione clandestina. 

Sia ben chiaro che chi occupa abusivamente la proprietà altrui danneggiandola e depredandola per arricchirsi commerciando senza licenza alcol, cibarie, tatuaggi e souvenir, per non parlar del resto, nonché organizzando abusivamente spettacoli danzanti senza pagar né tasse né SIAE, senza garantire i servizi minimi di sicurezza che questo genere di manifestazioni prevede, a cominciare dai presidi antincendio per finire con le uscite di sicurezza, commette decine, decine e decine di reati. Ma proprio per questo motivo è del tutto pleonastico istituire un nuovo reato, per di più dai confini alquanto incerti, pur di non applicare le leggi da tempo già esistenti. Nulla più che un ruggito degno dell’asino di Trilussa.

Altrettanto chiaro è che l’immigrazione nell’area Schengen, i cui confini son ben distinti da quelli dell’Unione Europea, è già ampiamente regolata dalla Convenzione di Schengen, sottoscritta dall’Italia nel 1990. Norme severissime che facilitano lo spostamento tra gli abitanti degli Stati membri ma rendono in compenso assai più difficoltoso l’ingresso per chiunque altro volesse accedervi. 

Anche in questo caso ogni ulteriore legge è pleonastica: le norme già esistono e i requisiti di ingresso nell’area son ben dettagliati nell’articolo 5 della richiamata Convenzione. Andrebbero applicate, certo, come tutti gli altri Stati membri puntualmente fanno con ottimi risultati, pur non avendo confini così certi, difendibili e sicuri come l’Italia, chiusa dal mare e dalle Alpi. 

Ma vuoi mettere la quotidiana fatica di gestire gli ingressi attraverso le regole già esistenti anziché un bel blocco navale capace di trasformare il più rassegnato dei sospiri in uno spaventoso ruggito, Trilussa-style?

Di tanta inutile cagnara, nella breve attesa che scatti il verde, i soli a gioirne son televisioni e giornali, fino ai più periferici e ininfluenti blog, che di tal carburante golosamente si nutrono. E riempiono pagine su pagine.

Al di fuori di essi, non v’è che calante illusione e crescente delusione. A cominciar da quella di allevatori ed agricoltori, che da un governo tanto diversamente onesto attendevano fiduciosi una lunga stagione di cospicue e copiose piogge, a parziale ristoro della lunga siccità draghiana. 

Macché! Neanche quella gioia.   

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